Federico Sguazzi il “clochard” che dal filo spinato fa nascere stelle

Federico Sguazzi il “clochart” che dal filo spinato fa nascere stelle

Federico è un uomo che ad un certo punto della sua vita, nella sfortuna di un evento ha potuto incontrare la sua anima. Non che prima non avesse cercato di farlo ma il suo fisico sano gli annebbiava la mente come fa con tutti noi. Era difficile abbandonare la frenesia, la rincorsa del denaro anche solo per vivere e pagarsi il mutuo che si traduce poi nel non vivere L’incontro fortunato, che molti purtroppo non riescono ad avere nel corso di una vita, ha prodotto opere d’arte particolari, forti, parlano e aprono gli occhi che lo si voglia o no, su quanto l’uomo potrebbe trasformare se solo lo volesse i rifiuti in tesori e non solo in un studio d’arte ma farlo con tutta la sua vita.

Federico si racconta così:

“La mia arte l’ho battezzata “ClochArt”. L’idea nasce dall’unione di due parole, “clochard” barbone, e “Art” arte. Come buona parte di tutti noi, vivo degli avanzi dei rifiuti della società stessa, ma come un barbone che con quel nulla che ha disegna la sua vita. Così, come un clochard trasforma le sue briciole in pane, Federico trasforma i nodi interni del suo filo spinato, del suo vissuto in stelle. Solo accettando quello che si e’, quello che abbiamo, possiamo trascendere, e andare oltre.

Spesso mi chiedono del filo spinato o del materiale che uso ma non ha nessuna importanza.

Quello che conta, è capire che sono solo degli archetipi, dei simboli del dolore e della sofferenza che rappresentano la parte oscura, quello che noi non vogliamo vedere…ma non ci può essere luce se non c’è ombra. Io invece di nasconderla, la metto in mostra e il mio intento non è quello di mettere il coltello nella piaga, ma di prenderne atto e poi farle “ballare insieme”… Luce ed Ombra.

Forse non ci piacerà ma è necessario, per potersene distaccare ed essere liberi. L’Ombra va trascesa con i suoi nodi, le sue spine, che si fanno stelle. Il clochard, il barbone, lo fa tutti i giorni! E’ la sua vita, la sua Arte. Anche un filo spinato, io credo abbia qualcosa da dire.

Io lo uso spesso. Per me ha un’anima. E’ vero che ci ricorda a prima vista, qualcosa di tragico e d’inquietante, ma in esso sono già presenti le potenzialità per una futura evoluzione, perché se noi riusciamo ad aprire i suoi nodi essi diventano astri splendenti, per cui dallo spunzone che buca si passa alla stella che brilla.

Purtroppo l’Eden di Adamo ed Eva, è per noi solo un ricordo, un sogno, per ottenere qualcosa, ora bisogna lavorare il lavoro più duro, è quello su di noi.

Ma il Corpo, è anche il tempio dell’Anima, per cui, se lavoriamo su di esso, sulla materia, sul vissuto, sul “nostro filo spinato”, questi alla fine, si aprirà e come per incanto, dalle spine, nasce la rosa.

Ognuno diviene l’artista di se stesso, se riesce a trasformare le cose che ci passa la nostra società, le briciole, in qualcosa di speciale, come fanno i bambini, diventa un clochART, un alchimista, si ha la trasmutazione dal nulla il tutto”.

“Chi fa, non scrive mai. Lo fanno le sue cose per lui, altrimenti, meglio lasciar perdere” ha concluso Federico alla fine e ha ragione. Dovete cercarlo in rete e ascoltare quello che le sue opere vi dicono.

 

Valentina Roselli

 

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