Il fondamentale aiuto del medico di famiglia

Il fondamentale aiuto del medico di famigliaOgni medico appena apre uno studio in un quartiere cerca di accattivarsi le simpatie della clientela con determinazione. Dopo gli studi pesanti cerca di aprire un ufficio accogliente per i pazienti. I figli di medici già professionisti in gamba hanno la strada spianata, possono aspirare a divenire qualcuno nel loro campo, gli altri affrontano il futuro con maggiore apprensione ed esitazione. Le brillanti raccomandazioni di un padre o di un nonno sono fondamentali. Dopo una fase di incertezza ogni medico riesce a trovare il verso giusto per esercitare il proprio mestiere. Molti aprono studi di lusso in centri residenziali altri preferiscono aprire in zone periferiche della città, senza tante pretese.

Per ogni paziente il medico di famiglia prescelto è un punto di riferimento concreto, dove andare per visite, consigli, incontri. Ogni persona ha sempre gli occhi puntati sul proprio medico a cui ha confidato malattie, tare ereditarie, manie, tic nervosi, sogni e incubi. Il medico diventa una specie di confessore. Al medico si dice tutto, quello che non diremo mai neppure ai nostri familiari, anche per non farli preoccupare. Il medico raccoglie le nostre paure, insicurezze, dolori. Chi detesta gli ospedali, le cliniche, le costose visite specialistiche, si rivolge al proprio medico di famiglia, quello scelto, quello stabilito dall’Asl di zona. Il medico di famiglia sta nel proprio quartiere, vive in simbiosi con noi. Quando siamo colti dalla depressione, dallo stress senza ammetterlo, con gli occhi fissi nel vuoto ci rivolgiamo al nostro medico di cui ci fidiamo, che ci dà la cura giusta per i nostri nervi.

Il medico conosce le nostre debolezze, le nostre fissazioni, la nostra situazione sociale e familiare, ci consola, ci guida verso la guarigione. Il medico di famiglia ci comprende, non mostra disprezzo, non ci appare presuntuoso, non deve scoprire nulla di noi. Le pareti del suo studio ci fanno compagnia nell’attesa di essere visitati mentre siamo presi da uno strano malessere. Ci mettiamo nelle sue mani, convinti di essere capiti. Il medico ci conosce e non ha bisogno di tante parole e spiegazioni.

I medici del passato sapevano tutto dei pazienti, si recavano a visitarli durante la malattia anche all’improvviso, erano scrupolosi. Seguivano il paziente nell’evoluzione della malattia. Fare il medico per loro era una piacevole missione. Ora il paesaggio è mutato. I moderni medici, nonostante le banche dati dei pc, non si ricordano nulla, scambiano i nomi dei pazienti simili, dimenticano le tare ereditarie, si assentano lasciando sostituti ignari e incapaci, si vantano della loro abilità, si offendono se diciamo qualcosa, si limitano a prescrivere risonanze, tac, lastre, ricerche, analisi. Ignorano i meccanismi del nostro corpo, le caratteristiche genetiche del nostro io. Durante la visita, mentre magari stiamo sul lettino, mezzi nudi, parlano al cellulare con la moglie e parlano di noleggio di auto, di vacanze, di caviale e tornei di golf. Ci guardano con indifferenza. Nei casi peggiori non vogliono nemmeno visitarci e sbagliano persino diagnosi.

In alcune questioni siamo costretti noi a dare dei suggerimenti facendoci aiutare da qualche farmacista scrupoloso. Chiamati al cellulare per un’emergenza evitano di venire a fare una visita in casa e addirittura rispondono male seccati . Alcuni medici di famiglia vanno a fare visite a domicilio degli assistiti ma solo dietro un lauto compenso. Prendono soldi di nascosto per una visita a casa. In caso contrario accampano scuse e non si presentato. Nei confronti degli anziani sono scorbutici e con i familiari si lasciano andare a frasi infelici. In fondo stiamo davanti a un vecchietto con scarse speranze di vita. Non serve disturbarli. Molti preferiscono così rivolgersi a specialisti, che però sono più costosi. I medici di famiglia non vogliono essere importunati, vogliono solo fare le ricette, ma allora perché non hanno fatto un altro mestiere? Medici si nasce non si diventa. Ogni medico comunque dovrebbe ricordarsi ogni tanto di essere un umano e tornare a indossare i panni dell’uomo.

 

 

Ester Eroli

 

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