La generazione che non ci sta

La generazione che non ci staC’è chi pensa ad un nuovo ’68. C’è chi pensa che sia soltanto un momento passeggero. L’unico fatto certo è che i giovani, o gran parte di essi, abbiano smesso di voltarsi dall’altra parte e di disinteressarsi di quanto accade nel mondo. La crisi investe prima di tutto le nuove generazioni non di chi il posto ce l’ha già e, quindi, bisogna far sentire la propria voce. L’iceberg di tutto ciò è stata la sconfitta nella gara degli ascolti del Grande Fratello rispetto al programma di Fabio Fazio “Vieni via con me”. Pochi avrebbero scommesso anche un solo euro e, infatti, la notizia ha avuto un grande risalto presso la stampa e la televisione. Mercoledì 17 novembre hanno sfilato 200mila studenti contro le politiche scolastiche del ministro Gelmini; per non parlare dell’onda studentesca datata 2008.

Altro esempio? Manifestazione della Fiom di sabato 16 ottobre: i giovani hanno prima assicurato il loro sostegno condividendo le loro ragioni e poi si sono mischiati con i metalmeccanici fino a Piazza San Giovanni. Un ruolo importante ha sicuramente giocato internet ma ridurre il tutto alla diffusione dei new media è inopportuno: semplicemente si è capito che, se si vuole che le proprie richieste siano esaudite, bisogna farsi ascoltare a gran voce. Ovviamente non si discute del merito delle richieste fatte da questo pezzo di società che, a suo dire, si sente sempre meno rappresentato e trascurato ma si vuol porre l’analisi su come i giovani, in particolar modo gli studenti, abbiano deciso di alzare la voce e far sentire la loro voce. Sperando, questo sì, sempre in modo pacifico.

 

 

Raffaele Zanfardino

 

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