Giovannello di Maffeo detto il Gattapone

Matteo di Giovannello era nato  a Gubbio nel 1300 circa, secondo alcuni storici che si sono documentati nel 1310. Suo padre era Giovannello di Maffeo detto il Gattapone, perché oltre ad essere fabbro era usuario, e nella pratica della usura era astuto come un gatto. Si era arricchito ed aveva dato ai suoi tre figli Giacomo, Giovanni e Matteo una vita e una infanzia agiata. il giovane ben presto noto come Matteo Gattapone si afferma nel campo della edilizia come geometra ed architetto di grido, impone mode, fa tendenza mostrando una innata e prematura vocazione. In alcuni documenti dell’epoca conservati  nelle biblioteche viene denominato fattore, geometra, sovrintendente, ingegnere. ottiene all’inizio dopo gli studi varie nomine e incarichi da parte di autorità civili e religiose come cardinali e papi. Comincia a operare a Gubbio come geometra del palazzo del podestà e il palazzo celebre dei consoli. Poi si dedica a creare e restaurare edifici miliari e civili di grande pregio. In poco tempo realizza la rocca di Spoleto, iniziata da altri,  e altre rocche della Italia centrale come la rocca di Narni e di Urbino. Si occupa di edilizia militare a città di Castello, Orvieto, Montefalco. Come mostrano i documenti storici ha avuto più incarichi contemporaneamente. Si fa notare nei cantieri di Perugia come imprenditore coscienzioso e responsabile. Accetta le commissioni papali e di ricchi nobili. Compare come progettista, ingegnere  e in grado di eseguire egregiamente le verifiche dei lavori. alcuni concorsi lo portano a lavorare a fortezze, e ad Assisi nella basilica inferiore dove guadagna molti fiorini d’oro. A Perugia realizza il chiosco di santa Giuliana ricco di preziosi capitelli. Si occupa del palazzo della signoria a Spoleto, e del palazzo dei priori a Narni. Lavora per alcuni anni pure a Bologna distinguendosi per le sue doti di architetto.

Muore di peste nel 1383 quando i suoi ultimi incarichi non erano ancora terminati. Di lui hanno scritto molti saggisti come Filippini, Mazzantini, Nessi, Paolo Fiore, e storici anche stranieri.

Come per ogni artista quello che colpisce è l’analogia fra le sue opere, che rivelano lo stesso stile, la stessa mano. Per ogni artista bisogna imparare  e cogliere il suo stile personale per poterlo individuare  e riconoscere fra mille. Le opere di un artista portano tutte inconsapevolmente la stessa impronta originale e soggettiva.

 

Ester Eroli

 

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