Gli eccessi del genio

La parola genio viene dal verbo latino genere che significa creare. Il genio è colui che crea qualcosa di nuovo e particolare seguendo la propria attitudine naturale. I geni hanno un intelletto acuto e una notevole libertà creativa. Filosofi come Kant, Hegel hanno certato di definire la figura del genio, anche se Hegel distingue tra genio e talento. Esiste, leggendo la biografia dei più grandi geni della storia, un filo conduttore che li accomuna tutti. Nella maggior parte dei casi ci troviamo di fronte a vite sregolate, a comportamenti sopra le righe, a eccessi di ogni tipo. Anche caratterialmente i geni sono scostanti, distratti, bisbetici, volubili, strani. Gli esempi non mancano in questo senso. Lo stesso Albert Einstein, Premio Nobel per la Fisica nel 1921, aveva un carattere difficile e a scuola spesso aveva dato segni di insofferenza al rigido ambiente. Il pittore Caravaggio era famoso per le risse furibonde con bande di giovani e più volte venne arrestato. Era turbolento, aggressivo e spesso violento. Il poeta Dino Campana manifestò sin da piccolo la sua stranezza attraverso una serie di disturbi nervosi, di sbalzi d’umore che lo portarono a condurre una vita errabonda che culminò con il ricovero in un manicomio. Dove tentò anche di fuggire. Sono famose le sue fughe, i suoi viaggi in terre lontane per sfuggire al male di vivere che rodeva la sua anima. Il caso più evidente è quello di Amedeo Modigliani. Infatti proprio mentre frequentava l’istituto di belle arti a Venezia si avvicinò all’uso dell’hashish. La sua vita fu caratterizzata da scandali, dall’abuso di alcool, di stupefacenti che minarono la sua salute. La sua vita dissoluta piena di disordini morali lo portò a morire ancora giovane. Ma non è il solo. Lo stesso poeta Rimbaud morì a soli trentasette anni dopo una vita colma di sregolatezze e vagabondaggi. Il super dotato Rimbaud fumava hashish e beveva assenzio. Non mancano certo i casi di suicidio come quello di Cesare Pavese, di tanti matematici e filosofi di grande cultura. Come mai allora il genio va a braccetto con la follia? Il genio si concentra solo ed esclusivamente sulla sua arte, dimentica quasi sempre il resto del mondo e allora diventa distratto, apatico, insofferente, cinico, freddo. La sua mente lavora a ritmi allucinanti, mille pensieri attraversano il suo cervello, pensieri a cui lui vorrebbe dare corpo, pensieri che sono ossessivi, ripetitivi. Idee luminose brillano nel mondo dei suoi pensieri. Allora il genio si abbandona al delirio estetico tralasciando tutto il resto. Questo eccesso per così dire di concentrazione lo estranea, lo allontana dalla vita concreta. Il genio ogni tanto ha bisogno di evadere, di spezzare il flusso, il turbinio di quelle idee, di questi pensieri. Va alla ricerca di tutte le possibili forme di evasione. Spesso purtroppo sceglie le forme più complesse di evasione. Per non impazzire il genio deve staccare la spina. Comunque non sono mancati i casi di pazzia, Torquato Tasso, mente inquieta, finì al manicomio. Si dice che fosse affetto da mania di persecuzione. Forse semplicemente era ossessionato dalle sue stesse creazioni.

 

Ester Eroli

 

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