Gli sprechi degli addobbi di Natale

L’Albero di Natale ha come sappiamo origini nordiche   I celti festeggiavano a dicembre il solstizio d’inverno. In Germania è nata l’usanza dell’abete rosso e del pino da mettere in casa o all’aperto  da riempire con festoni, luci, pacchi di regali, fiocchi, dolcetti con ai piedi regali e presepi. A partire dall’ottocento si diffuse sempre in ambito tedesco la moda di illuminare l’albero con candele di cera simbolo di Cristo luce del mondo. A Brema l’albero sempreverde  era decorato con mele, noci, mandorle, datteri, fiori di carta. In Gran Bretagna si usava il pino norvegese decorato con luci bianche e puntale a forma di angelo . Negli stati uniti iniziò nel novecento la produzione su larga scala di addobbi natalizi per l’albero in vetro e plastica.

Negli ultimi tempi assistiamo a un boom di addobbi natalizi anche economici. Si sono diffusi gli alberi in alluminio, artificiali, in plastica, da tavolo. Sono nate le luci elettriche musicali che intonano tradizionali canzoni natalizie, è nata la neve artificiale o i dolci di marzapane con uvetta e frutta secca.

Ci sono molte varianti di palline, pigne,  stelle, angeli, renne  persino in vetro soffiato, oro e argento, cristallo. Si sono diffusi fili preziosi perlati e fiocchi.

Quello che fa male a natale è vedere barboni che dormono lungo le strade mentre la gente ricca compra palline d’oro e platino.

Si è diffusa poi la moda di cambiare sempre addobbi e alberi e pupazzi del presepe, un vero schiaffo alla povertà.

Sono nate poi delle mode. Un anno va di moda l’albero ghiaccio, un anno quello fuxia, un anno vanno di moda le decorazioni a forma di cono, altre volte a forma di fiori luccicanti. Chi segue tutte le mode deve spendere molti soldi inutilmente.

 

Ester Eroli

 

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