Grigorij Jakovlevič Perel’man, un genio folle

Grigorij Jakovlevič Perel’man, un genio folle

Si pensa alla genialità come intuizione, istinto, dote non data in dote.

Ma avere idee diverse dal comune ideare è un varcare continuo i confini della realtà.

Entrare in un ambiente senza regole e limiti. Un orizzonte a cui i poeti tendono per trovare un verso ai loro pensieri, una formula che dà ai matematici un senso di scommessa al loro ingegno.

Grigorij Jakovlevič Perel’man, genio matematico russo, nel 2002 risolve uno dei sette misteri matematici del millennio, La congettura di Poincorè.

Tanti premi, tanti riconoscimenti, tanto denaro, tanto di quel tanto che tanto fa sognare molti.

E lui a tutto questo come si comporta? Non ritira alcun premio. Un premio? Lo è già il suo risultato.

Un genio o un folle?

Un consapevole. Consapevole di essere un genio che non quantifica, ma realizza. Non pensa di essere retribuito, ma solo al suo contributo. Una passione che appassiona ed impressiona.

È impossibile che il comune pensare sia d’accordo a lavorare senza essere pagato.

Come si fa a vivere ed anche a sopravvivere?

Studio, lavoro, pensione. Un trittico servito, riverito e nobilitato.

Perel’man non lavora, non guadagna, ma vive. Vive di sé, delle proprie capacità e tendenze.

Cosa è per noi Perel’man? Un genio e un folle. La genialità è senza dubbio invidiata, la follia un po’ meno. Ma forse è la follia a rendere geni, una sorta di condizione necessaria e sufficiente.

E se anche noi fossimo geni e quindi folli? Quale scoperta mai saremmo in grado di proporre al mondo?

Forse una ed una sola scoperta: stiamo vivendo.

 

Santi Germano Ciraolo

 

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