Guerra fra poveri

Nel tessuto sociale spesso ci capita di intravedere degli strappi, delle lacerazioni all’apparenza superficiali, insignificanti ma pur sempre importanti. Ci sono episodi che denotano maleducazione, cattivo gusto, volontà di rottura, goffaggine, mancanza di rispetto.

Ci sono fenomeni in espansione che stanno prendendo piede. Salendo sui mezzi pubblici ci capita spesso di vedere ragazzi seduti giovani e giovanissimi, magari di colore, che ascoltano musica, che scrivono al tablet. Sono seduti scomposti, masticano gomme, hanno un atteggiamento provocatorio. Sembrano sempre pronti a esplodere. Manifestano indipendenza, volontà di imporsi. Per loro è un diritto stare seduti nonostante la loro giovane età. Quando arriva un anziano non cedono il posto ma girano la faccia fingendo di non vedere. Spesso sono gli uomini anziani ad alzarsi ricevendo l’ammirazione di tutti.

Negli ultimi tempi si assiste a un fenomeno nuovo, una specie di guerra fra poveri. Sempre più spesso salgono all’improvviso sui mezzi pubblici, autobus o tram o pullman di linea, delle donne anziane che invece di stare in silenzio in piedi reclamano il posto a sedere ma non si rivolgono ai giovani seduti ma ad altre donne anziane come loro e piene di acciacchi. Da queste pretendono il posto con modi bruschi. Alcune donne sedute spesso decidono di non cedere il posto perché magari hanno dei problemi alle gambe e allora vengono insultate, assalite da grida isteriche. Alcune liti spesso degenerano in gesti di ribellione, in spinte. Su alcuni mezzi si diffonde il panico. I giovani, vista la situazione, continuano a non alzarsi ignorando la rissa. Alcune volte invece la donna importunata si alza e cede controvoglia il posto. I giovani contemplano tutto con un sorriso ironico, convinti di aver fatto una bravata.

Constatiamo amaramente che certi equilibri non si possono rompere. I giovani vogliono godere dei loro privilegi. Lottano contro certe abitudini malsane è come lottare con le ombre. Nessuno ovviamente rimprovera severamente il giovane di turno.

L’epilogo è che ci rimettono sempre le persone oneste, che in questa giungla, si sentono spaesati, come pesci fuor d’acqua.

 

Ester Eroli

 

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