I disordini e il ruolo del male

I disordini e il ruolo del maleNell’epoca attuale  definita da molti sociologi postmoderna viviamo molte contraddizioni, disordini, dissensi, sfide, tensioni, paranoie. Sembra predominare su tutto l’impulso distruttivo, poco rassicurante, quello sfrenato e folle. La gente gira sempre imbronciata o si rintana in casa.  Le canzoni stesse che hanno vinto il festival di Sanremo evidenziano queste crisi, anche di identità. Ognuno mostra varie personalità, si inventa un personaggio con abilità, senza capire chi è realmente. Sembra mancare la serenità, lo spirito della pace. I diversi sono guardati con compassione, i poveri, dalle classi alte, con disgusto. La crisi economica ha acutizzato certi caratteri. La disoccupazione ha reso i giovani irosi, pensosi  e privi di ideali. Ognuno non conosce tregua e vive braccato tra montagne di rifiuti, traffico, disservizi. Il mondo sembra un’orgia dove prevale la rabbia, l’invidia, l’indifferenza. Il rumore del male non si attenua anzi alza la voce. Il male compare sempre in prima pagina, ruba la scena. Il male è come un attore protagonista sempre sulla scena senza eccezioni. Il male prende varie forme, vari colori ma ha una sola voce. Il male sono le ragazzine che si prostituiscono truccatissime per una ricarica di cellulare, le coppie che si uccidono per un divorzio turbolento. Il male non conosce, tregua, tracollo. Per molti solo il male ha il suo fascino, rappresenta il nuovo, quello che non spaventa ma che attrae come una calamita. La depravazione è più eccitante di una singolare innocenza, che non va più di moda. Il male è più interessante, meno rigoroso del bene.  Fare del male in certi casi risulta vantaggioso. Il male possiamo dire esattamente che seduce. Eppure riteniamo che il bene esiste. Lo possiamo sentire, toccare. Il bene vive però nel silenzio. Il silenzio del bene non deve trarci in inganno. Nel silenzio, nell’ombra operano i volontari, gli operatori di pace, i missionari, i ricercatori, i difensori della libertà, i sociologi, gli psicologhi, gli educatori, i maestri, gli intellettuali, i lavoratori onesti, gli alunni diligenti, i professori comprensivi, gli scienziati, i poeti, gli operai, i semplici  e tutti coloro che non fanno testo, che non sono in prima pagina e che per umiltà, non ambiscono ad essere nominati ma esistono più degli altri. Il bene non ha bisogno di parole.

 

Ester Eroli

 

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