I politici sono dei camaleonti?

Molti cittadini italiani hanno sempre espresso una simpatia appassionata per la politica. Si sono iscritti ai partiti, hanno seguito i dibattiti, i seminari, le trasferte. Hanno studiato in modo convulso le linee politiche, si sono impegnati in prima persona  con calma e determinazione. Hanno messo in modo particolare il loro tempo libero a disposizione. Hanno creduto alle direttive impartite, agli obiettivi da raggiungere. Hanno aperto le loro porte, il loro cuore. Si sono mostrati disponibili, non sospettosi. I cittadini stessi hanno suggerito, specie a livello locale, strategie e interventi, hanno sollecitato impegni. In modo puerile hanno creduto ingenuamente alla efficacia della politica, alla sua necessità. Hanno creduto alla importanza della militanza, del compromesso, della visibilità. I cittadini non hanno smesso di impegnarsi, di seguire con occhio attento l’evolversi della situazione sociale ed economica del paese. I giovani cittadini sono partiti in quarta, hanno mostrato interesse, alcuni sono stati indottrinati alla perfezione. Molti hanno mostrato piacere a seguire i vari leader che si sono presentati sulla scena politica. Con il tempo il popolo si è reso conto di essere considerato poco, solo una massa di gente anonima, una specie di gregge, vittima di soprusi e menzogne. La gente ha perso fiducia, si è intristita mostrando lo sguardo avvilito di un cane bastonato, si è rassegnata, si è  sentita umiliata . I motivi, i pretesti per essere tristi sono molti. A parte gli scandali, le opere di urbanizzazione sballate, i ritardi,  ci sono questioni peggiori, più delicate, più imbarazzanti.

In altre parole si è compreso che i politici tutti sono dei camaleonti dalla faccia tosta. Un giorno dicono che sono europeisti un giorno lo smentiscono categoricamente, un giorno promettono agli elettori di non allearsi con un certo schieramento e il giorno dopo lo fanno mostrandosi in aperta contraddizione. Un giorno dicono di voler riformare le carceri e il giorno dopo dicono che è tutto a posto e non bisogna fare riforme. Un protrarsi di menzogne pazzesche che fanno girare la testa. Molte affermazioni risultano false, altre vagamente ironiche. Molti discorsi dei politici in generale sono deliranti. Molti giovani hanno capito che bisogna stare alla larga dalla politica. Alcuni parlano con foga, in modo convincente di certi concetti che poi vengono smentiti poco dopo. Molti politici cambiano casacca per opportunismo e sono imprevedibili e fanno promesse che non mantengono. Quando se la vedono brutta sfuggono o ammettono l’errore. Si sente sulla pelle che molti hanno mille volti, mille identità a seconda del momento. Molti si comportano in privato diversamente dalla loro immagine pubblica generando confusione. Gli ideali politici vengono calpestati fra mille contraddizioni. Ogni volta bisogna stare attenti a quello che dicono, che raccomandano. Molti loro trucchi sono stati ampiamente smascherati, alcune volte i loro comportamenti, le loro manipolazioni sono scontate e ridicole. Si avverte sempre nell’aria un profumo di bugie. La politica appare malata di protagonismo. A una indagine attenta emerge che tutti pensano agli incarichi da prendere  senza pensare alle conseguenze, restando indifferenti ai problemi. In certi contesti fingono di intervenire, fingono di litigare con i rivali ma poi sono amici per la pelle. I cittadini guardano assorti e delusi il teatro della politica, il saliscemdi delle opinioni. Un giorno è bianco ma il giorno dopo stesso potrebbe divenire nero. Molti politici si smentiscono ogni giorno, dipende dal clima che si respira e dalle convenienze. Non è facile per la gente convivere con i camaleonti che cambiano colore in base al contesto. Poi se vengono battuti c’è sempre la via di uscita quella di creare un altro movimento, un altro partito. La gente resta prigioniera dei movimenti, dei gruppi. Non si sa quale sia meglio, o forse sono tutti uguali.

Ci vorrebbe un miracolo che spingesse i politici a passare dall’altra parte della barricata dove sono i cittadini comuni  come un ricco che all’improvviso diventa povero ed è costretto a fare i conti con la realtà.

 

Ester Eroli

 

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