I risvolti negativi del pezzo di carta nei rapporti sociali in azienda

http://www.dreamstime.com/royalty-free-stock-images-business-people-chess-board-image21592039Nel lavoro spesso ci mettiamo volontà, impegno, sentimento, educazione . Arriviamo e ci mettiamo a lavorare con buon umore, con passione e slancio. Sappiamo l’importanza che assume l’indipendenza economica. Accettiamo gli incarichi dei superiori senza batter ciglio, sottomessi. Cerchiamo di non dare una impressione negativa, di non trasmettere ansia, di non tormentare gli altri, di mostrarsi comprensivi, di non crearci una pessima reputazione. Con forza di carattere cerchiamo di non piegarci alle insinuazioni, agli atteggiamenti dei colleghi che con splendida naturalezza cercano di opprimerci.

Troppo tardi comprendiamo di avere a che fare con colleghi superficiali, che mettono in dubbio il nostro stesso impegno, per poter loro catturare l’attenzione. In molti ambienti di lavoro i discriminati per eccellenza sono i laureati, specie dai colleghi che non lo sono. La laurea appare come una inutile pezzo di carta che non serve a niente. La laurea non serve a fare carriera, ad avere il rispetto dei colleghi, dei superiori, non da soddisfazioni. E’ in sostanza per molti colleghi diplomati una perdita di tempo e di denaro. Con svogliata indolenza certi colleghi accusano i laureati di essere provinciali, ancorati a vecchi schemi.

La laurea e i laureati sono in declino perenne. I laureati guadagnano meno, sono troppo presuntuosi agli occhi degli altri, non sono perfetti come vogliono far credere. Così i laureati che entrano in posto di lavoro inconsapevolmente cadono nella lotta con quelli che non lo sono. Vengono fatti oggetto di strali, di battute al veleno che danno fastidio. Alcuni vengono disprezzati, trattati male, fatti oggetto di dispetti e di sgambetti. Alcuni quando si accorgono del gioco fanno finta di nulla, altri furenti non sottostanno ai dispetti e rispondono male. Alla fine molti laureati ambiscono a trovare un’altra occupazione. Non serve essere seri, onesti, educati, la laurea è un marchio indelebile, e chi lo ha deve essere perseguitato anche in modo non palese ma comunque pesante. Tutti i laureati prima o poi provano sulla pelle questa situazione, anche senza aver fatto nulla.

Ci sono poi i diplomati che riescono a diventare dirigenti, a fare carriera grazie ad appoggi e allora la loro superbia e tracotanza arriva alle stelle. Maltrattano i colleghi laureati senza ritegno, in modo sfacciato. I diplomati in carriera, forti della loro posizione, per spirito di rivalsa vogliono essere riveriti soprattutto dai laureati. Vogliono rispetto, sudditanza. Pretendono avidamente di essere chiamati con il loro titolo acquisito. Nei diplomati c’è la volontà anche nascosta di umiliare i laureati e in certi momenti ci riescono, specie se il laureato non ha protezioni. Allora si creano profonde spaccature, rivalità. Si fanno liti furibonde, caotiche.

Il laureato ha la sensazione che nessuno vuole avere a che fare con lui solo perché ha quel pezzo di carta che in certi contesti nemmeno nomina. Intanto si sente prossimo a un esaurimento, sente venir meno il suo entusiasmo per il lavoro. L’unica soluzione in questi casi è di non scoppiare per la rabbia, di avere un comportamento sobrio e discreto, di guardare sempre negli occhi tutti liberamente senza perdersi. Il laureato anche se resta solo nell’anima, anche se è costretto a nascondersi, a svendersi, ha sempre quel patrimonio culturale che nessuno può togliere e che accende la mente.

 

 

Ester Eroli

 

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