Il concetto di perfezione

Ogni volta che incontriamo una persona bellissima restiamo senza fiato, sia essa uomo o donna. Ammiriamo la bellezza, la consideriamo importante. Avvicinare una persona bella ci elettrizza e nello stesso tempo ci spaventa. Proviamo una specie di soggezione. Non sappiamo dove guardare. Spesso riusciamo ad avvicinare un uomo bello e ci accorgiamo di sentirci inadeguate. Scopriamo poi che nelle sue vene scorre il senso della perfezione. Abituato sempre a situazioni top il bello in questione pretende sempre molto ossia taglio di capelli perfetto, unghie curate, biancheria di pizzo, abiti di seta, scarpe con tacco, abiti firmati, portamento regale. Per noi che abbiamo i capelli scomposti dal vento, i pantaloni di cotone ci sembra un sacrilegio avvicinare l’olimpo, il tempio della bellezza. Allora a un certo punto ci stanchiamo e preferiamo cambiare genere. Scopriamo che ci sono uomini piacenti che hanno i nostri stessi difetti, che hanno i capelli scomposti dal vento, i pantaloni di cotone invece che di seta. Ci sentiamo per incanto a nostro agio non ci vergogniamo a mostrare il graffio di un gatto su una mano, l’herpes da poco comparso sul nostro labbro, le scarpe da ginnastica da poco comprate, l’orlo della gonna scucito. Ci prepariamo al meglio in ogni incontro ma rifuggiamo dal divenire maniache dell’ordine a ogni costo. Con uomini normali trattiamo alla pari, non esigiamo il massimo come loro non pretendono tutto e subito. Allora si scoprono altri tipi di bellezza: la bellezza di uno sguardo al naturale senza trucco, di una gonna sgualcita, di un capello non troppo lucido. Forse nelle relazioni importante non è la bellezza ma accettarsi. Sono degni della nostra considerazione tutti coloro che ci accettano per quello che siamo, senza pretendere l’impossibile.

 

Ester Eroli

 

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