Il genio di Lewis Carroll

Il genio di Lewis CarrollTutti noi siamo venuti a contatto, direttamente o non, con quello che viene considerato il più grande capolavoro di Lewis Carroll, ovvero “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Ad esempio guardando il famoso cartone della Disney del 1951, nonostante l’età, ancora intramontabile, oppure godendoci uno degli innumerevoli film usciti sul grande schermo, il primo dei quali datato addirittura 1903. È, infatti, tramite questo importante mezzo di comunicazione che si è diffuso, nella cultura internazionale, l’enorme apprezzamento per la sconfinata fantasia e la notevole abilità dimostrata nel creare i giochi di parole e i poemetti nonsense che fioriscono in tutta la produzione artistica di Carroll.
Eppure gran parte della magia e del fascino di tutto ciò viene perso negli adattamenti cinematografici. Per farsi catturare appieno dal genio di questo grande autore, per entrare davvero nel suo mondo, è necessario accostarsi alle sue opere in maniera diretta. E, chi ne avesse la possibilità, riscoprire questo autore leggendolo in lingua originale. È lì che prendono davvero vita le sue qualità, la sua maestria nell’uso del linguaggio, la sua indole visionaria che ispirò, nel futuro, autori del calibro di John Lennon o James Joyce.

Lewis Carroll, nome d’arte di Charles Lutwidge Dodgson, espresse il suo genio già all’accademia dove (e potrebbe sembrare un paradosso) gli fu offerta la cattedra di matematica. È, invece, leggendo le sue opere che notiamo come, pur sotto questa coltre di fantasia e immaginazione, tutto si basi sul mattone fondante della logica. Una logica certamente non convenzionale, ma, proprio per la sua natura, di indubbia validità. E, grazie alla sua originalità, destinata a far sorridere e riflettere sul potere delle parole, che possono assumere più significati e sfumature diverse, semplicemente sistemandole in posizioni molto ben studiate. Tutto ciò dà adito a equivoci e situazioni che, affrontate dal punto di vista di personaggi contrapposti, come Alice e il Cappellaio Matto, appaiono logiche e coerenti per entrambi, pur facendo essi ragionamenti diversi e antitetici; questo perchè tali ragionamenti rientrano sempre nei confini della logica.
Comunque, al di là di ciò, la sua vena era soprattutto letteraria, più che scientifica; tant’è che si dice che le sue lezioni fossero molto noiose e prive di sentimento.
Nel 1954, quando egli aveva ventidue anni, diede sfogo alla sua inventiva e bravura cominciando a pubblicare racconti e poesie su famosi giornali dell’epoca, senza però considerarli mai dei buoni lavori.
Nel 1965 finalmente, nacque “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Il successo fu enorme e sorprendente. Fu amato da un pubblico composto delle più differenti classi sociali, di entrambi i sessi, e di tutte le età. I bambini adorarono Alice e le sue emozionanti avventure. Gli intellettuali trovarono nei suoi giochi di parole e di logica qualcosa di affascinante e originale. E poi, come non apprezzare poesie come “Il tricheco e il carpentiere”, in grado di mescolare comico e tragico come pochi fossero in grado di fare? Come non tornare fanciulli di fronte a un mondo così imprevedibile e diverso dal nostro?
La verità è che Lewis Carroll aveva il raro dono di un’inventiva decisamente fuori dal comune, dimostrato ancora nel successivo “Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò”, ma anche in ambiti diversi, come quello dei giochi (ne inventò uno a cui tutti, almeno una volta, abbiamo giocato, senza saperne l’autore: si tratta di partire da una parola e arrivarne a un’altra attraverso sostituzioni di lettere, aggiunte e anagrammi); si rese inventore anche di un metodo di scrittura detto “nyctografia” che permetteva di scrivere al buio.
Insomma, vale la pena di approfondire personaggi così unici; di renderli parte di noi; di farli rivivere attraverso le loro opere. E, specialmente, trarne più giovamento possibile.

 

Pietro Gambino

 

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