Il mito americano

Tutti gli europei in passato e anche ora sono stati più o meno soggiogati dalla realtà americana. L’America ha rappresentato e per certi versi rappresenta ancora, la terra promessa, l’eden felice in cui vivere sereni. Molti italiani sono andati a fare fortuna negli Stati Uniti, che è la meta più gettonata anche dal punto di vista turistico. Così si può leggere sui giornali il caso della ragazza di Pescara uccisa nel cuore di new York. Il mondo del lavoro americano offre situazioni vantaggiose ma ha anche le sue spine, per lo più nascoste. C’è chi si adatta volentieri e finisce per integrarsi perfettamente. Chi è intenzionato a lavorare in America deve tenere a mente alcuni aspetti di questa società. Guardando dalla finestra di un qualsiasi ufficio della grande mela si può vedere un paesaggio moderno, ma anche freddo e quella stessa freddezza caratterizza i rapporti umani dentro la struttura. In America conta il ruolo che si riveste, nel momento in cui decadiamo, per qualsiasi motivo, veniamo messi alla porta. La nostra personalità non conta, conta il ruolo che rivestiamo. Cadere in disgrazia può significare la fine. Per mantenere il proprio ruolo prestigioso bisogna lottare a mani nude e mostrare una forza sovrumana. I mercati, gli uffici, i luoghi di lavoro in genere sono altamente concorrenziali. Il lavoro è dinamico, veloce, frizzante, ma gli antagonismi avvelenano il rapporto fra colleghi. Il mondo del lavoro è così mobile che può costringere una persona a continui cambiamenti. Bisogna mettere in conto la possibilità di cambiare continuamente lavoro, spaziare da un ramo all’altro, senza sosta. Certamente sono apprezzate le doti della persona, l’esperienza, il buon linguaggio ma conta il carisma. Gli americani amano l’originalità, la fantasia, la forza di carattere, l’integrità morale. Il mondo del lavoro americano offre varie soluzioni, anche diversificate ma racchiude delle piccole insidie. Prima di avventurarsi bisogna essere convinti che la scelta americana sia la migliore per il nostro avvenire.

 

Ester Eroli

 

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