Il nostro quadrilatero della moda

Il nostro quadrilatero della modaIo mi considero un ragazza mediamente alla moda. Sto così sul vago perché non sono una di quelle che ricerca la moda a tutti i costi. Se qualcosa non mi sta bene, può avere l’etichetta di chiunque ma io non lo compro. Diciamo uan moda personalizzata. Poi, lavorando in banca, il mio guardaroba giornaliero è limitato a pezzi basici e ad una gamma di colori che d’inverno vanno dal nero al grigio. Con qualche rosa e azzurro, ma senza esagerare. Una volta ho messo un maglioncino rosso acceso e al mio direttore per poco non veniva un colpo. La grande questione, poi, è che non mi posso permettere moltissime cose. E che io sono fortunata ad avere un lavoro e uno stipendio non proprio misero! Ma noi siamo furbe. E con noi intendo le mie amiche e quelle di mia sorella. Io e la mai sorellina siamo forti insieme, nonostante gli anni di differenza. Insomma fatto sta che cerchiamo sempre qualcosina di carino da abbinare ai nostri capi basici. Dato che non abitiamo in una city, anzi, siamo in una provincia che crede di essere evoluta da questo lato ma non lo é. I luoghi del nostro shopping sabato-pomeridiano hanno un nome. Dato che a Milano si parla tanto di quadrilatero della moda, noi reagiamo andando (circa) fiere del nostro triangolo delle strasse. Allora spiego subito. Intanto le ‘strasse’ in dialetto nostro non sono solo gli stracci ma, in ambito abbigliamento, sono vestiti da poco prezzo che ti durano una stagione se sei fortunata. Ma hanno un grande vantaggio: te li puoi permettere. E non uno a stagione. Decine. Praticamente un miraggio per noi trendsetter. Questo triangolo è sicuramente uno scaleno mooooooolto allungato. Comprende tre negozi. Uno con scarpe e vestiti, un negozio di cinesi e uno di vestiti very easy. Allora il primo è grandissimo, è diviso a metà e ha persino un bar al centro. (che una volta era di mia mamma, quindi lo adoro). Di conseguenza devi scegliere da che parte partire, pit stop al bar e via verso l’altra parte. A volte si inizia dai vestiti, altre dalle scarpe dipende l’ispirazione. Qui ci sono anche articoli che vanno a costare sui sessanta euro quindi la regola è di andare prima lì per vedere quanto poi ci resta nel budget. Il passo successivo sono i miei amici cinesi. Per fortuna nostra sono a tipo due vie di distanza. Non hanno cose da bancarella. Sia la bigiotteria che i vestiti non sono male, ovviamente bisogna saper scegliere, come insegna Elle. E noi lo sappiamo fare. Ci tiriamo sempre fuori cosine portabili, tutte di un colore la maggior parte delle volte perché, come dice la mamma: ‘se vede manco che le s’è strasse’. Adesso bisogna fare le successive due vie e prendere un bel respiro. Si perché l’ultimo negozietto è proprio piccolo e il sabato bisogna farlo quasi in apnea da quanta gente c’é. Ma trovi sempre qualcosa. E non sempre strasse. Lì di solito si dilapida il rimanente del budget, e anche di più. Perché capita di non trovar niente per settimane, poi vai una volta e arrafferesti tutto. Insomma, dicevo, è piccolo e lungo e ha prezzi davvero accessibili. C’è da dire che a volte restiamo fregate perché ha alcuni pezzi uguali ai china ma certe volte trovi roba che sembra davvero uscita dal guardaroba di una modaiola doc. A trenta euro al massimo. Peccato che non te la puoi provare. Bé secondo loro puoi ma se entri in uno di quei camerini non esci più da quanto resti pressato. Così compri e porti a casa. In caso verrai a cambiare. Finito questo stupendo giro andiamo a prenderci una cioccolata calda (inverno) o un frappé (estate) e diciamo quanto siamo fortunate ad abitare vicino al triangolo delle strasse.

 

Giulia Castellani

 

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