Il sapore dell’ingiustizia sociale

Il sapore dell’ingiustizia socialeCon il passare del tempo vediamo sempre più persone rovistare ansiose nei cassonetti, persone impensabili, che non credevamo si trovassero in condizioni disperate. Di solito erano i nomadi, gli zingari, i senzatetto a frugare nei cassonetti della spazzatura alla ricerca di qualcosa di utile.

Oggi invece ci sono anziani che vivono con una misera pensione e non riescono ad arrivare a fine mese, non possono, per ragioni di budget, comprarsi medicinali e generi alimentari anche di prima necessità. Una folla impressionante di gente vive la sera al buio per risparmiare la corrente, per evitare l’arrivo di bollette salate. File interminabili di persone vanno a consumare i pasti principali alla Caritas, sono magari ex dipendenti pubblici, ex benzinai, droghieri che hanno visto fallire la propria attività fonte di reddito. Per andare avanti la gente si affitta una stanza della propria abitazione principale, si vende gli oggetti posseduti custoditi in soffitta, si vende l’oro di famiglia e l’argento, si vende le seconde case ormai divenute un peso insostenibile.

Allora ci vengono in mente le foto scattate in alcuni festini, con la partecipazione di personaggi particolari, e comparse sui giornali tempo fa. Nelle foto si vedevano immortalate persone mascherate da maiali, da gentili donzelle, si vedevano bottiglie di pregiato spumante e vino. La rabbia ci invade, ci logora, ci dilania l’anima e pensiamo inoltre giustamente al costo di simili bagordi nei locali alla moda. L’ingiustizia sociale vissuta sulla pelle è come la sferzata della frusta di un domatore di leoni, cinico e spietato, abituato a dominare. Rassegnati continuiamo a vivere sostenuti dalla speranza, sempre più debole, di un futuro migliore, ma non biasimiamo più chi decide di non mettere al mondo dei figli. I figli sarebbero destinati a subire altre ingiustizie sociali. A soffrire è meglio che siamo solo noi. Ai figli trasmetteremo il nostro patrimonio genetico unito però all’ingiustizia sociale che ha talvolta il sapore della beffa.

 

Ester Eroli

 

230 operai troppo vecchi per il lavoro, troppo giovani per la pensione

 

Report – Pensione politici- 22 Maggio2011

 

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