Il teatro francese

Il teatro franceseIl teatro francese cominciò agli inizi del XVI secolo con Jean-Baptiste Poqueline, in arte Molière.

Iniziò a diffondersi per merito della commedia dell’arte italiana, approdata in Francia nella metà del 1500 con diverse compagnie e il capocomico di una delle più note, i Fiorilli, fu proprio il primo maestro di Molière. Tiberio Fiorilli in arte Scaramuccia o meglio Scaramouche, come lo chiamavano allegramente i francesi, insegnò tutte le tecniche e i trucchi del mestiere a quel promettente giovanotto che amava il teatro più di se stesso.

Ma Molière andò ben oltre. Facendo tesoro anche delle esperienze inglesi e spagnole che avevano già apportato al teatro e al gusto teatrale importanti e rivoluzionarie novità (specialmente la riscoperta degli antichi classici di epoca greca e latina), creò il teatro moderno. Unì alla base recitativa e scenica del teatro italiano la struttura drammatica di quello inglese e la festosità e l’elemento femminile del teatro spagnolo. Le rappresentazioni teatrali, da allora, ebbero nel linguaggio, nella struttura delle storie, negli intrecci e nella psicologia dei personaggi, una chiave di lettura molto vicina al gusto di oggi. Tant’è che quasi tutto il ricchissimo repertorio delle commedie redatte da questo sommo interprete dell’ars melpomenea, sono tuttora rappresentate con enorme gradimento del pubblico di ogni ceto e nazione.

Il teatro francese divenne così famoso che, la stessa corte reale, ne promuoveva e patrocinava le rappresentazioni. Infatti, anche dopo la morte di Molière, la compagnia da lui diretta non fu sciolta bensì accorpata ad altri gruppi teatrali per espressa volontà del Re Luigi XIV. Naceva così (1680) la Comedie Française.

La novella Comedie Française emulò e s’ispirò alla analoga e antecedente Accademia d’Arte Drammatica Italiana, ma attenendosi di più alla tradizione classica che vide lo sbocciare di due eccelsi autori di drammi e tragedie del calibro di Corneille e Racine.

Durante la rivoluzione francese (1789) la Comedie fu temporaneamete sciolta per poi riprendere le attività a furor di popolo nel 1802. Da momento del suo ripristino è divenuta il punto di riferimento costante per i palcoscenici di tutto il mondo.

Ma anche il teatro francese subì un evidente declino nel tempo; scomparsi i summenzionati autori fuoriclasse, infatti, nessuno fu più in grado di sostituirli, la qualità scese e così anche il numero degli spettatori. Dalla morte di Molière (1673), nemmeno François-Marie Arouet, in arte Voltaire, ottimo attore e impareggiabile filosofo-saggista, riuscì a riportare nei teatri il grande pubblico di un secolo prima.

C’è da dire che gli attori francesi non ebbero mai lo stesso carisma dei propri colleghi dell’Inghilterra elisabettiana, anzi, ancora in quei tempi, nonostante il clamoroso successo, erano considerati di bassa moralità cristiana, se non addirittura blasfemi, tanto da non poter essere sepolti in terre consacrate (cimiteri, chiese, cappelle). Anche il celeberrimo Molière non sfuggì a tale tradizione. Solo l’avvento di Napoleone con i suoi codici e la sua ventata di modernità restituì prestigio e dignità alla figura dell’attore, specialmente se allievo e seguace della grandeur della rigenerata Accademie Française.

 

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Adriano Zara

 

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