Il teatro spagnolo

Il teatro spagnoloLope de Vega

 

Il teatro, in Spagna, non ebbe più luogo dalla caduta dell’impero Romano fino alla metà del XVI secolo. Le invasioni barbariche prima, e l’avvento della civiltà Mora poi, non consentirono alcuno spettacolo pubblico se si eccettuano le tauromachie e sporadiche esibizioni di danza del ventre.

Con la cacciata dei Mori e la susseguente riunificazione di tutto il territorio spagnolo, maturarono i tempi per il ritorno del teatro che avvenne per merito della commedia dell’arte italiana. Le commedie e le maschere italiane ebbero un successo strepitoso, un po’ per i lunghi secoli di astinenza dagli spettacoli un po’ per l’indubbia bravura degli artisti, sta di fatto che, dopo mezzo secolo di teatro di gusto italico anche in Spagna cominciarono a nascere attori e autori di chiara fama.

 

Il teatro spagnolo 2Miguel Cervantes

 

Autori del calibro di Miguel Cervantes e Lope de Vega, aprirono el siclo de oro, il periodo d’oro del teatro spagnolo alla fine del 1500. Il primo col celeberrimo Don Chisciotte riuscì a varcare i confini della Spagna facendosi conoscere in tutto il mondo, il secondo si distinse per l’incredibile produzione di commedie, addirittura 1800, di cui alcune memorabili. Il siclo de oro proseguì con altri autori di fama internazionale come il monaco Tirso de Molina e Calderon de La Barca.

 

Il teatro spagnolo 3Calderon De la Barca

 

Autori del calibro di Miguel Cervantes e Lope de Vega, aprirono el siclo de oro, il periodo d’oro del teatro spagnolo alla fine del 1500. Il primo col celeberrimo Don Chisciotte riuscì a varcare i confini della Spagna facendosi conoscere in tutto il mondo, il secondo si distinse per l’incredibile produzione di commedie, addirittura 1800, di cui alcune memorabili. Il siclo de oro proseguì con altri autori di fama internazionale come il monaco Tirso de Molina e Calderon de La Barca.

 

Il teatro spagnolo 4Tirso De Molina

Il teatro spagnolo che aveva ormai ripreso alla grande, si rese protagonista di un’ importante evoluzione: l’ingresso del mondo femminile sul palcoscenico. Fu come un primo segnale dell’incipiente cambiamento del pensiero sociale. Le donne all’inizio ebbero solo parti marginali, poi, a causa del sempre crescente gradimento del pubblico, arrivarono, nel giro di pochi anni, ad interpretare i ruoli principali femminili; insomma erano riuscite ad essere finalmente protagoniste di loro stesse. L’esempio spagnolo sarebbe stato seguito, a breve, anche da tutte le altre compagnie europee. Anche la Chiesa, solitamente reticente, chiuse un occhio di fronte alla nuova moda teatrale, non trovando poi così sconveniente ed immorale che le donne recitassero insieme agli uomini. Cessò anche la discriminazione sul sesso degli spettatori. Il pubblico femminile, infatti, a causa di un retaggio ereditato dalla civiltà araba, non poteva assistere agli spettacoli insieme a quello maschile, le donne venivano radunate in un settore lontano dagli uomini (come nelle moschee)in una specie di galleria chiamata cazuela (casseruola). Tale scomoda e rumorosa sistemazione però, fu sempre capace, con la sua competenza e col suo calore, a determinare il successo o l’insuccesso dell’opera rappresentata.

Il teatro spagnolo 5

L’ingresso della donna sul palcoscenico iberico, unitamente ad alcune usanze ereditate dalla civiltà mora, favorì la nascita di un genere di spettacolo molto particolare: Il flamenco. Composizione musicale di origine gitana, popolo tradizionalmente dal sangue caldo(flama vuol dire fuoco ) così come le sue donne e le sue danze, nelle cadenze musicali, nei ritmi e nelle vocalità, richiama evolute tradizioni della cultura moresca. Il teatro spagnolo 6L’alternanza di pathos, di gioia, di malinconia e di fragorosa festosità, accompagnata rigorosamente dalle sole chitarre, nacchere e sapienti battimani, fanno di questo genere teatrale un’esclusivo affascinate spettacolo del folklore spagnolo. Ancor oggi, quando si parla del teatro spagnolo, il pensiero si posa immediatamente su Tirso de Molina, Lope de Vega, Calderon de la Barca, Ceravantes e naturalmente sul fantastico flamenco!

 

Adriano Zara

 

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