Impreparati

La realtà che ci circonda ci appare allettante, dinamica, piena di frastuoni assordanti, di diversivi, di rumori, di grida. Scopriamo presto che la vita è come un impermeabile duble face. Da un lato la gioia, il divertimento, l’amicizia, l’amore caldo, dall’altro il dolore, la malattia, la fine. L ‘umanità di internet sembra eterna intoccabile, animata da uno spirito piacevole che induce solo verso il divertimento puro. Gli amori, le fascinazioni si susseguono come un caleidoscopio di immagini.

Ci rendiamo conto che tutto questo chiasso ci ha deviato, dentro di noi si aggira lo spettro irreale della incomunicabilità.

Ci rendiamo conto orribilmente che siamo incapaci di piangere, di perdonare . Siamo arroganti, disordinati, bugiardi, ansiosi, scomposti, indelicati. Siamo impreparati a una vita di sentimenti. Ci preparano ad usare il pc, ci obbligano a studiare le lingue ma nessuno ci insegna a piangere per qualcuno, per noi. La pena non si scioglie nel pianto, resta compressa nel cuore fino a sfociare in malumori, depressioni che invocano l’aiuto del laudano. Ci perdiamo senza un lamento dietro emicranie, nausee. I social invece di aprirci ci chiudono sempre di più, ci isolano. Invece di uscire restiamo incollati a una macchina fredda e inanimata. Ci aspettiamo che gli altri abbiano compassione per noi ma noi non ne proviamo.

Non si piange più ai funerali, ai battesimi, non ci si commuove alle comunioni, alle partenze. Tutto è freddo, asettico come la stanza bianca di un ospedale. Chi piange viene deriso, considerato debole, fragile. Ogni mattina ci rimettiamo la maschera da duri sulla faccia per apparire anonimi.  I figli non piangono più per i genitori morti, per i nonni. Non ci si può sfogare, non si può singhiozzare. Bisogna apparire sempre rilassati, in forma. Il pianto deturpa il volto anche se fa bene all’anima.

L’indifferenza ci attanaglia come fitti banchi di nebbia che tolgono visibilità. In attesa alla fermata se domandiamo informazioni sul numero di un autobus, se chiediamo che numero si avvicina nessuno ci risponde, un silenzio spettrale ci avvolge come una coperta. Neppure i conducenti rispondono e se alla fine lo fanno si nota lo sforzo.

Molti sono impreparati alla mancanza di affetto, di pianto, d’amore.

 

Ester Eroli

 

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