In punta di piedi

Ci sono eventi dolorosi nella vita che non possono essere evitati. Ci piombano addosso con il loro peso schiacciante. Ci sono episodi che vorremo cancellare ma è impossibile. Certe situazioni vanno affrontate e in alcuni casi ci sentiamo sollevati perché sappiamo di aver fatto il nostro dovere. In passato quando moriva qualcuno nel palazzo di residenza come minimo si andava alle esequie e si partecipava attivamente stando vicino alla famiglia. Il condominio e l’amministratore facevano una corona di addio con fiori freschi. Si andava in chiesa tutti uniti come una grande famiglia Era abitudine salutare il condomino e accompagnarlo nell’ultimo viaggio. In tempi moderni non ci sono più leggi, regole, rispetti, ricordi. Gli stessi condomini stentano a salutare quando li incontri in ascensore o per le scale. La morte è solo un fatto privato, come lavare i panni sporchi in casa. Ognuno per sé dio per tutti. In fondo i funerali sono stressanti e quindi è meglio tacere, non avvisare nessuno, andare via in punta di piedi, come se veramente non fossimo mai esistiti. Ci lasciamo cadere fra le braccia della morte anonima, assurda, priva di senso, insignificante, oscena che azzera quel poco di vita che avevamo ancora nell’anima. E’ come una lama che penetra nelle carni vive, un tarlo che rode il cuore. Può capitare così di vedere uscire da un palazzo una bara portata a spalla solo da quelli delle onoranze funebri con poche persone al seguito, solo i parenti più stretti, senza fiori, corone, segni di lutto. Rassegnati guardiamo dalla finestra di fronte il silenzioso corteo funebre che se ne va velocemente senza un saluto, una lacrima, un fiore. La nuova moda ormai è quella di non far sapere nulla al condominio, anche perché la morte rappresenta una sconfitta e non è conveniente farci vedere prostrati dalla gente del posto. Tutto avviene semplicemente nel silenzio, per non disturbare la tranquilla giornata degli altri, per non mostrare lo scandalo chiamato morte. Allora non ci sono preghiere, messe, segni di riconoscimento, ricordi, pensieri. Solo un sereno fluire della vita dove la morte è bandita, messa fuori gioco almeno all’apparenza. Non si vuole osare, non si vuole disturbare, non si vuole parlare. In fondo della morte di un pensionato ne possiamo fare a meno, è una questione che non ci riguarda, è fuori della nostra portata. Cinicamente si affronta il problema con la disinvoltura di un abile attore. Domani tutto sommato è un altro giorno. Nessuno sa che la condanna più grande dell’umanità è proprio questa: la solitudine totale nella morte.

 

Ester Eroli

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.