Incenso

Negli ultimi tempi il consumo di incenso è notevolmente diminuito. In passato il suo uso era più frequente. C’era proprio il bisogno, la volontà di riempirsi i polmoni del suo soave profumo. Si aspettava la fine delle funzioni religiose per sentire l’odore di incenso, dolce, era come un ritrovarsi, un ritrovare una speranza. Lentamente l’usanza ha perso terreno. Molti la considerano inutile e si affidano ad altre cose.

L’incenso è una pianta arbustiva di provenienza dell’Africa, dell’arabia, della Somalia  e ce ne sono vari tipi. Esso va usato sia per scopi devozionali che medicinali. L’uso liturgico deriva dal fatto che anticamente si credeva che l’aroma fosse gradito alla divinità. La combustione dell’incenso serviva a glorificare dio. Uno dei magi infatti donò a Cristo l’incenso, che divenne simbolo di Cristo stesso. Anche nella Bibbia, in particolare nella genesi, e nell’apocalisse si parla di incenso bruciato.

Secondo molti studiosi l’incenso di qualità  ha proprietà rilassanti, antinfiammatorie, combatte l’ansia, la depressione, l’asma, il raffreddore, le rughe.

Ai nostri giorni è usato nei funerali, ma negli ultimi tempi sta scemando anche questa pratica. In passato era molto usato nelle processioni con molta gente.

Per molte persone moderne l’incenso è una pratica superata. Eppure ci sono state persone che durante la diffusione dell’incenso sono guarite da malattie giudicate mortali.

L’incenso ha i suoi poteri forti , tutti ricordano il profumo di esso nelle feste paesane religiose, importanti soprattutto per l’esaltazione di ritrovarsi insieme a ridere, scherzare, divertirsi. L’incenso ancora sfida il tempo nonostante il cieco desiderio di diminuire la sua importanza. Per fortuna ci sono giovani che ancora oggi lo bruciano nelle loro stanze di studenti magari fuori sede.

 

Ester Eroli

 

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