Insegnamenti mancati ai giovani

Insegnamenti mancati ai giovaniLa maggior parte delle persone ha gli occhi puntati sulla carriera. Madri e padri sono concentrati sul lavoro, spesso fanno tardi la sera per ultimare lavori giudicati importanti. Con i figli si trascorrono poche ore, pochi attimi al mattino, qualche ora la sera fra uno sbadiglio e il senso di stanchezza. Nessuno è curioso di sapere come vivono realmente i loro figli, cosa sognano, cosa pensano, cosa dicono fra loro, agli altri. Nessuno pensa ai figli in quanto essere umani. I figli sono robot che devono dare soddisfazione e poi avere un importante posto di lavoro magari dopo una brillante raccomandazione. I figli sono gli schiavi di questo progetto di famiglia modello, moderno. I figli dal canto loro non collaborano. Si lasciano andare e non seguono nemmeno gli insegnamenti dei professori a scuola. La scuola dovrebbe insegnare a comportarsi a modo, a pensare autonomamente, ad essere educati. Negli ultimi tempi purtroppo niente di tutto questo. Gli insegnanti, come i genitori si divertono a interpretare il ruolo degli adulti amici senza autorità e i giovani ne hanno approfittato. Si mostrano sempre più avidi di cose nuove, insaziabili, desiderosi di pura libertà. Così si arriva a tutta una serie di comportamenti giovanili scorretti: giovani che frequentano donne adulte per avere del denaro, studentesse che tentano di sedurre i professori per trarne un vantaggio personale, giovani che lanciano sassi alle auto dai cavalcavia. Alcuni giovani forse non sanno di essere cattivi, ma in alcuni casi lo sono. Allora capita di salire su un autobus dove è presente una comitiva e sentire solo urla e schiamazzi, frasi oscene, scherzi stupidi. I discorsi sono tutti turpi incentrati sul sesso. Ci colpisce il modo come si apostrofano fra di loro, senza alcun rispetto. Usano un linguaggio scurrile, ma la cosa più raccapricciante è che parlano in modo arido della morte, alludono alla putrefazione del corpo con una spaventosa disinvoltura facendo accapponare la pelle ai presenti sull’autobus. Discorsi dissacranti, empi, allusioni a suore, a capi di stato, parole volgari, oscene, indifferenza verso la morte del prossimo. Ad alcuni si augura di morire in malo modo, le descrizioni abbondano. Molti prima di scendere dall’autobus si sentono conati di vomito per lo scempio. L’autista dell’autobus fa finta di nulla come del resto i genitori, gli insegnanti. In fondo conta quello che uno realizza nella vita, non importa a che prezzo. Non conta quello che viene detto e fatto. Gli altri non esistono e sono semmai i cattivi di turno, quelli che ostacolano la fulgida ascesa di figli modello, dal comportamento esemplare.

 

Ester Eroli

 

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