Spesso scopriamo che molte persone, conoscenti, colleghi, sono invadenti. Vogliono conoscere di noi tutto nel dettaglio. Vogliono che noi raccontiamo tutto, ogni movimento, viaggio, incontro, disgrazia, sconfitta, vittoria. L’insistenza di certe persone per sapere ci sbalordisce, ci sembra fuori luogo, ci procura indignazione. Vogliono conoscere insuccessi, malattie, dolori, vita sentimentale e sociale. Per invitarci a parlare si mostrano dolci, sinceri, sorridenti e ci sorprendono con i loro sguardi limpidi. Ci passano una mano sulla spalla come vecchi amici d’infanzia. Ci sono vicini ma spesso la loro invadenza ci spaventa. Con coraggio e determinazione ci attirano nella loro trappola ben organizzata. Ci vogliono dominare con le loro domande a raffica, insinuanti, indiscrete. Con orrore e costernazione scopriamo che hanno spifferato tutto in giro e anzi usato le informazioni apprese contro di noi. Con aria ingenua tornano alla carica come niente fosse, con occhi innocenti e remissivi. Non si sentono colpevoli. Se noi reagiamo con veemenza ci considerano esagerati. Sentenziano su tutto pure sulla nostra moralità, sulla nostra famiglia e sulla nostra debolezza.
Per combattere queste persone non basta spesso ignorarle o usare un comportamento prudente, o arrabbiarsi.
In primo luogo bisogna imparare a dire delle piccole bugie ogni tanto per tenerli a bada e poi bisogna imparare ad essere totalmente indifferenti sin dall’inizio. Dal principio del rapporto amichevole devono essere messi dei paletti rigidi.
Bisogna imparare a tenere separati i vari ambiti della esistenza, mai confondere lavoro e famiglia mai far conoscere i parenti nell’ambiente di lavoro.
Ci sono stati dei casi in cui il collega voleva sapere tutto solo per soffiare la fidanzata o il portafoglio. Bisogna stare all’erta e non fidarsi di gente troppo invadente che di questi tempi ha sempre purtroppo uno scopo preciso.
Ester Eroli