Invidie

I rapporti di amicizia, specie tra i giovani, sono molto cambiati. Un tempo c’era condivisione, fratellanza, rispetto, onestà, commozione. L’amicizia era come una rivelazione mistica. Ci si sacrificava solennemente per un amico con il cuore gonfio di tenerezza. Si stava in silenzio accanto all’amico sorreggendolo, incoraggiandolo, rispettandolo mostrandosi ogni volta gentili e generosi. Per salvare un amico non ci si fermava davanti a niente. Con lui si passavano ore liete, attimi preziosi. Ora siamo tornati indietro. L’amicizia ha sempre più aspetti materiali legati all’interesse. Ci si fa amico un compagno di scuola per poter sedurre la sorella carina. Gli istinti animaleschi non vengono più repressi. Ognuno si tiene dentro il proprio universo senza esternarlo all’amico. A un amico di vecchia data non si confida più nemmeno di avere una malattia. Davanti a una amicizia falsa sentiamo una immensa sensazione di abbandono, una impressione fastidiosa per nulla eccitante.

Nella amicizia un elemento distruttivo è senz’altro l’invidia che serpeggia come un verme strisciante. Si rifiuta il successo di un amico, non si gioisce con lui. Non si sopportano le cose belle che accadono all’amico perché magari a noi non sono successe. Il nostro amico è riuscito ad ottenere magari ricchezza, successo e non lo invidiamo goffamente, maldestramente in modo ignobile.

Il concetto di amicizia incantevole, profumata è sfumato. Si vuole possedere ciò che ha l’altro, una donna, un’auto, una villa, la bellezza . Si gufa contro l’amico, si fanno dispetti e chiacchiere pur di screditarlo. In fondo è un rivale per via di quei possedimenti che noi non abbiamo ma no ci accorgiamo che noi abbiamo altri doni.

Bisognerebbe invece desiderare fortemente solo ciò che si può avere, ciò che è alla portata.

 

Ester Eroli

 

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