Italia, il ruolo degli immigrati

ITALIA, IL RUOLO DEGLI IMMIGRATII residenti in Italia sono cresciuti ma grazie all’immigrazione straniera. Questo è quello che riportano i dati Istat del 31 dicembre 2010, con il più 0.5 % di unità.

La popolazione Italiana si aggira intorno ai 60.626.442 unità, con il saldo negativo per le nascite per gli italiani. I cittadini stranieri iscritti nelle anagrafici dai comuni agli inizi del 2010 era di 4,2 milioni, il 7 % dei residenti.

L’incremento maggiore, si registra al Nord: più di due terzi dell’incremento demografico. Dal 2001 il numero di cittadini stranieri si è triplicato, e tra il 2009 ed il 2010 si è registrato un ulteriore aumento del 8.8 %.  Questo aumento di stranieri è dovuto a diversi fattori come la crisi economica, l’entrata nell’Unione Europea di Romania e di Bulgaria, l’entrata in vigore della nuova normativa sul soggiorno dei cittadini comunitari nei paesi dell’Unione.

Questo si materializza in un Paese dove la crescita della Disoccupazione è aumentata tra il 2008 ed il 2009, toccando il 7.8 % di tasso. Siamo un paese di età avanzata con l’indice di vecchiaia (il rapporto tra la popolazione con più 65 anni e con quella meno di 15) che registra il 143.8%. In Europa siamo al secondo posto nella graduatoria dei paesi più vecchi, dopo la Germania (150%).

Aggiungiamo altri dati sugli stranieri in Italia: la loro incidenza è del 5.8 % al 31 dicembre 2007 e le concessioni di cittadinanza italiana sono in aumento costante dal 2007. Molti hanno ottenuto la cittadinanza tramite matrimonio con un cittadino italiano, mentre altri per residenza. Questo l’incremento è partito dal 2008. Le regioni con tassi immigratori più elevati sono l’Emilia Romagna (9.6 per mille) ed Lombardia (8.6 per mille).

Questo succede, in un paese, dove la fecondità delle donne è data al 1.42 nel 2008, seguita da Germania (1.38)  e Portogallo (1.37).

Una sensazione marcata è che il lavoro è diminuito o comparso in altri modi che fanno ricevere meno soldi a chi lavora dovuto ad una pressione fiscale alta.

Un dato oggettivo in Italia è che ci sono problemi con le immigrazioni derivati dalle crisi di Algeria, Tunisia, Egitto e in Medio Oriente. Sebbene in questi Paesi vi siano dittature, si sta cercando di aprire la strada alla democrazia, ma le condizioni economiche stanno portando a un maggior divario tra ricchi ed poveri.

In Italia forse le politiche sociali dovranno migliorare per trattare con maggior uguaglianza ed efficienza chi viene in regola o chi cerca solo terreni fertili per la criminalità. Molti immigrati sono qui per lavorare. Vedendo i tassi di occupazione ecco i Filippini (90%), Peruviani (72.1%), Ecuadoreni (71.2 %), che risplendono di luce propria. Un dato più riflessivo è che il 42.3 % degli immigrati svolge un lavoro inferiore al loro grado di istruzione secondo l’ Istat. “La crescita dell’occupazione straniera (più 183 mila unità rispetto al 2009) -sottolinea l’istituto- ha riguardato più della metà dei casi delle professioni non qualificate: dal manovale edile all’addetto nelle imprese di pulizie, dal collaboratore domestico al bracciante agricolo, dall’assistente familiare al portantino nei servizi sanitari”.

Cambiano i motivi per cui rimanere in Italia per gli stranieri. Nel 2009, il 35 % rimane per motivi familiari, abitando spesso nel Centro-Nord (88 %). Le comunità più visibili sono cinesi, rumeni, albanesi, marocchini, ucraini, con un incremento per coloro che vengono dai paesi dell’Est.

Siamo un Paese in marcia che cerca di accettare l’integrazione di stranieri, spesso con molta fatica. L’immigrazione ci sta dando tanto dal punto di vista del lavoro e dobbiamo esserne convinti della sua necessità per costruire una società migliore.

 

Cislaghi Carlo

 

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