La donna con gatto di Federico Sguazzi

La donna con gatto di Federico SguazziNoi vogliamo capirlo questo artista che non possiamo definire controverso, perché in lui niente è controverso, come può essere controversa la poesia? La poesia è fatta di luci e ombre, dettagli, messaggi invisibili che sfuggono agli occhi dei più, ma non a quelli di Federico. Gli ho chiesto di non farci intuire ma di farci capire e lui con infinita pazienza lo ha fatto anche questa volta. Ecco cosa racconta di questa sua donna che tiene in braccio un gatto:
“Questa immagine ha in sé qualcosa di rassicurante, suadente, e dolce, è vero, ma nasconde al suo interno molte indicazioni, che l’occhio non abituato non è in grado di percepire immediatamente. E questo può essere talvolta un buon segno, anche per l’occhio più smaliziato.
Questa donna è l’espressione più alta della femminilità, la Yoni induista, lo yin taoista, l’essere superiore, più completo e avanzato in natura. Abbinata, al Gatto, che nel mondo egizio, e non solo, rappresenta la dea Bastet, Iside che tiene in braccio il figlio Horus fino ad arrivare alla Madonna con il bambino, come ne fosse il prototipo. Del resto le Madonne nere, non sono antesignane di qualcosa del cattolicesimo africano, ma appartengono in realtà, alla tradizione pagana, snaturata e trasformata dalla Chiesa, in tutt’altra cosa.
La stessa Iside, chiamata in mille modi, a secondo dei vari popoli, con i nomi di Ishtar, Inanna, Artemide, e così via, altro non è poi, a sua volta, che la trasformazione della precedente Dea Madre, la Terra, La Natura, la nostra vera Madre, quella che ci culla, ci partorisce, ci nutre e si prende cura di noi. Bachofen e il suo matriarcato ha fatto scuola, anche se non accettato da tutti, ovviamente. Questa figura femminile insomma a ben vedere, non è così lontana, dall’icona adorata dai chierichetti ma sembra volerci dire qualcosa in più.
Non è neppure l’immagine stereotipata della classica popolana di una volta, col poncio e il gatto in grembo, e non rappresenta nemmeno la leggiadria della femminilità. Ha in sé mille sfaccettature, e una forza notevole se abbinata alla potenza attribuita al gatto, alla sua magia, alla sua sessualità, alla sua intuizione, al suo aspetto sciamano, che inizialmente sembra fosse di pertinenza femminile.
Molte donne nutrono un’antipatia viscerale per i gatti. Vi siete mai chiesti perché? A mio avviso è semplice: queste vedono nel gatto l’altra faccia della femminilità, l’altra faccia della medaglia, quella che la società patriarcale ha cercato in tutti i modi si sopprimere e di tenere sopita. Ma se risvegliata, diventa di una forza, paragonabile solo a quella di una Dea, non voglio dire una Kalì, ma nemmeno una semplice Venere.
E’ una donna, con tutti gli attributi, spesso più forte dell’uomo, perché se si risveglia, è la Natura, che può essere al caso anche crudele, con chi osa sopraffarla o schermirla.
Questa opera voleva essere un inno alla dolcezza e alla serenità, ma in realtà con altrettanta dolcezza suggerisce anche qualcosa che va al di là di questi concetti: é un inno al risveglio e al recupero di tutta quella parte femminile che l’uomo ha strappato con forza alla donna. Quindi anche qui vi è un tendere verso l’accettazione si, ma anche e soprattutto verso la “trasformazione”. Questa donna si sta risvegliando e a dircelo è il suo occhio destro, il suo occhio felino ben aperto.
La mia donna con gatto potrebbe anche essere associata a uno degli arcani dei Tarocchi: la Papessa. Aggiungerei a Papessa, Sacerdotessa, infatti, tutto dipende dal tipo di tarocchi che si prendono in considerazione. Ad esempio sono importanti per capire quello che voglio dire, quelli di Besancon, che a differenza di altri, non risentono dell’interpretazione cattolica.
Naturalmente ognuno in base alla propria a sensibilità ci vedrà quello che a lui o lei manca o che avverte come simile al suo modo di essere, dipende da come reagisce la sua psiche agli stimoli interni ed esterni. E’ comunque “importante che qualcosa si smuova, che almeno si provi qualcosa, che quello che si guarda non ci lasci indifferenti. Questo, in questi nostri tempi, è già un gran risultato!”

 

Valentina Roselli

 

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