Il festival della canzone italiana è sempre un evento molto atteso e importante. Un evento piacevole per molti. I personaggi sono tutti irreprensibili, una folla di cantanti famosi e non.
Lo spettacolo è sempre allegro, degno di nota. Una usanza che fa parte integrante dei nostri costumi italici. Mille persone ogni anno si occupano della sua realizzazione. A prima vista tutto è impeccabile, perfetto, la musica, i fiori, le battute, gli ospiti, le risate. Non c’è niente da ridire. Lo sguardo fiero del conduttore si impadronisce degli altri sguardi. Tutto scorre gradevole, ammantato dal buon senso. Le scelte ragionevoli danno una illusione di sicurezza. Anche i cantanti più timidi diventano imprudenti incoraggiati dalla atmosfera. Non esiste uno spettacolo uguale nel mondo.
Tuttavia a ben guardare ci sono dei punti oscuri, delle piccole crepe non gravi. Le canzoni anche le più belle mancano di messaggi specifici. Il parlato si mescola alla musica e le parole risultano incomprensibili. La melodia ci avvolge amichevole come un mantello di donna ma è doloroso constatare che non esiste un messaggio diretto, specifico sia esso d’amore, sociale. Le canzoni danno l’impressione di essere nate per se stesse, senza uno scopo, senza un obiettivo. E’ amaramente doloroso constatare che non ci sono tanti messaggi e quelli che ci sono realmente sono occultati dentro musica assordante e parole vane. Alcune frasi senza senso ci sembrano freddi deliri. Non capiamo il senso di alcune parole, non riusciamo ad inserirle nel contesto in cui forse andrebbero collocate. I messaggi se ci sono non sono chiari, agiscono nell’ombra. Troviamo canzoni graziose, che non disgustano ma che sono quasi vuote di senso compiuto. Le parole giungono a pezzi frammiste alla musica. Alcune canzoni sono difficili da ricantare.
Ester Eroli