La morte dei superbi

Ci sono persone fanatiche, superbe che credono di essere superiori agli altri. Alcune sono donne altezzose, altri sono uomini orgogliosi, magari  di potere. Queste persone hanno un irritante atteggiamento di superiorità. A loro tutto è concesso, tutto è possibile.  Loro sono capaci di tutto, possono realizzare agevolmente i loro sogni. Non accettano sconfitte, perdite, colpi bassi del destino. Vogliono essere sempre vincenti.  Vogliono essere vivi per imporre la loro volontà, per dimostrare la loro bravura, per tormentare gli altri, per schiacciare gli altri. Una mente superba non concepisce la fine, la fine del proprio dominio, del proprio ruolo.  La morte è l’unico vero ostacolo che interrompe la loro corsa. Rappresenta un inciampo, un osso duro che blocca il fluire gioioso degli eventi. La morte allora va evitata, non nominata, allontanata almeno a livello mentale, non va considerata, va ignorata, svilita, ridicolizzata. Della morte non si parla, ci si comporta come esseri immortali. Quando la morte colpisce un familiare il superbo non piega la testa, si mostra superiore. Evita di parlare apertamente della morte. Non dice di aver subito un lutto in famiglia o lo dice a mezza bocca, di striscio come se fosse un delitto ammalarsi e morire. La sconfitta non può essere nominata .  Lo scacco della morte non va evidenziato, va sminuito. La morte ha colpito la sua casa ma non ha colpito ancora lui, centro dell’universo.  Lui continua a brillare nonostante tutto e questo è in definitiva quello che conta. Sulla morte il superbo non si sofferma, divaga, aggira l’ostacolo, si allontana. La morte non lo tocca, essa sembra colpire gli altri non lui, destinato a una vita mirabile. La morte colpisce i deboli, le persone fragili, insignificanti. Il superbo non vuole cedere il passo alla morte, non vuole lasciarle spazio. Il superbo non vuole soccombere, non vuole cedere. Quando si ammala preferisce sparire, allontanarsi dalla società, fingere di essere in viaggio. Il superbo colpito a morte si ritira come un guerriero nella sua roccaforte, nel suo fortino. Alla  fine della vita si comporta come gli animali che, sentendosi prossimi a morire, si ritirano nelle loro tane. Molti animali amano sparire dalla circolazione e morire in santa pace lontani da occhi indagatori, indiscreti perché la morte è un fatto privato dove gli altri non possono entrare. Non si può mostrare la propria debolezza, il proprio corpo malato. Il superbo nonostante la malattia continua a ostentare le sue doti, le sue qualità, le sue ricchezze. Spesso la morte dei superbi avviene appunto in solitudine. Muoiono come animali feriti e soli.  Vogliono morire soli in modo che gli altri non vedano la loro aperta sconfitta.   Nella morte il superbo non ci mette l’anima, forse perché non l’hai mai posseduta.

 

Ester Eroli

 

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