La perfezione a ogni costo

Viviamo in un contesto sociale particolarmente esigente, nonostante le apparenze. Dobbiamo essere sempre impeccabili, perfetti. Le aspettative degli altri non possono e non devono essere deluse. Anche la pubblicità mostra sempre persone sorridenti, ben vestite, veloci. Le persone che non si sentono adeguate, soffrono per la loro situazione e più delle volte soccombono, raramente reagiscono. Per reagire bisogna essere forti, non sempre si trova la forza. Nel romanzo esordio di Italo Svevo, Una vita, il cui titolo originale era un inetto, il protagonista, è un vinto, un uomo che si sente imperfetto più che esserlo veramente. Alfonso Nitti non lotta, non si impone, domina le passioni, si sente un fallito, un perdente. Ai colpi del destino, del caso l’antieroe reagisce con l’accidia, la non azione. Pur conscio del fallimento non si impegna si dichiara sconfitto in partenza. Alfonso vive interiormente, passa il tempo a sondare i suoi stati d’animo senza agire nel concreto. Incapace di affrontare la realtà si chiude in se stesso. Dopo la morte della madre e la caduta delle sue ambizioni letterarie e economiche, il protagonista si suicida. Pur di non combattere sceglie la non vita che lo mette al riparo dalle battaglie. Il suo ambiguo rapporto con il mondo con il tempo si è ingarbugliato. Di fronte alla imprevedibilità della vita non sa gestirsi. Il suo atteggiamento piscologico è rinunciatario. Nel profondo della sua coscienza sa di non saper lottare, per propria inettitudine. Alfonso non riesce a stabilire validi contatti umani, i suoi incontri con gli altri sono occasionali, superficiali, non profondi. Non stimandosi non riesce ad essere convincente con gli altri. Il senso di impotenza lo fa sentire sconfitto. Così come lui, molte persone che si sentono inadeguate, che si sentono un peso per gli altri spesso non ce la fanno e si uccidono. Ragazzi presi in giro per il loro peso corporeo, per la loro diversità sessuale, donne umiliate dal marito, tradite, deluse, anziani soli, senza pensione spesso si autoeliminano per lasciare spazio completo ai vincenti, alle belle fanciulle della tv, ai modelli delle copertine, ai giovani rampanti. La non perfezione genera nervosismo, senso di impotenza, delusione. Molte sono le persone che non escono di casa per non farsi vedere, perché magari portano il bastone, gli occhiali spessi, Gli sguardi odiosi dei passanti sono un prezzo troppo alto da pagare per una semplice uscita. Intanto il tempo passa e questi morti silenziose proseguono e non fanno notizia, solo poche righe su un giornale locale. Bisognerebbe creare un muro dove ricordare sopra di esso tutte queste vittime vinte dalla debolezza, perché la vita è sempre vita.

 

Ester Eroli

 

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