La storia della maschera di ferro

Nel visconte di Bragelonne, opera di Alexandre Dumas, si parla della storia della Maschera di ferro. Voltaire stesso accenna all’esistenza all’interno della Bastiglia di un detenuto speciale che portava sul volto una maschera di velluto nero con bordi metallici per non farsi riconoscere. La detenzione avvenne durante il regno di Luigi XIV. Al detenuto veniva riservato un trattamento di favore: vestiti costosi, camicie ricamate, cibo raffinato, ecc. Lo stesso direttore del carcere mangiava insieme al recluso. Il personaggio misterioso non doveva mai togliersi la maschera, specie durante il giorno, pena la morte. Poteva levarsi la maschera solo per dormire e mangiare. Poteva leggere, suonare il liuto, passeggiare nel cortile della fortezza. Non poteva parlare con nessuno escluso il confessore, il medico e il comandante delle guardie. Il misterioso uomo morì alla Bastiglia, dopo essere stato ospite del carcere di Pinerolo, e del carcere dell’isola di Santa Margherita al largo della Provenza. Fu seppellito sotto falso nome nel cimitero di Saint-Paul a Parigi. Si ignorano i motivi della sua reclusione. La sua stessa identità è avvolta nel mistero più assoluto. Molte sono le ipotesi avanzate al riguardo. Alcuni pensarono che si trattasse di Foquet, ex ministro di Luigi XIV, incarcerato per appropriazione indebita, altri di Mattioli che tradì la fiducia del re di Francia. Si pensò addirittura che fosse il fratello gemello del re di Francia, abbandonato al suo destino per ragioni dinastiche. Ma questa ipotesi contrasta con il fatto che in quei tempi il parto di una regina era una questione di stato, una cerimonia quasi pubblica. Alcuni storici pensarono che il personaggio fosse il padre naturale del Re Sole, vista l’incapacità di procreare di suo padre. Altre ipotesi più fantasiose parlarono di uno scambio di identità. Tutte le fonti storiche parlano di un uomo colto, dai modi eleganti, imprigionato forse perché sapeva troppo, era al corrente di un segreto. Sicuramente il suo volto doveva essere noto, quindi abbastanza pubblico. Alla base del provvedimento ci dovevano essere motivi politici, più che affettivi o familiari. Nel passato si incontrano spesso storie che stimolano la fantasia popolare, ai nostri giorni tutto scorre sotto i riflettori di radio, tv e giornali e quindi è impossibile lavorare di fantasia.

 

Ester Eroli

 

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