La storia di due ingiustizie al cinema

La storia di due ingiustizie al cinemaTra i film presenti in questo momento nelle sale cinematografiche, ne spiccano due che, con registi, interpreti e stile diverso, sono accomunati dal fatto di raccontare la storia di due grosse ingiustizie perpetrate in due Paesi del cosiddetto Occidente civile.

The Butler Un maggiordomo alla Casa Bianca di Lee Daniels racconta le discriminazioni contro le persone di colore negli Stati Uniti dai primi decenni del Novecento ad oggi, mentre Philomena di Stephen Frears parla della vergogna e del dramma delle case Magdalene in Irlanda, strumenti di oppressione verso le donne che non si conformavano al sistema. Entrambi i protagonisti di questi film sono realmente esistiti.

Il protagonista di The Butler è Cecil Gaines, l’ottimo Forest Whitaker inspiegabilmente escluso dalla corsa agli Oscar, un uomo di colore cresciuto nei campi di cotone del Sud dove la schiavitù era stata abolita solo formalmente, che a fatica ma grazie alla sua professionalità è riuscito a diventare maggiordomo alla Casa Bianca, dove assiste a trent’anni di vita americana, nella posizione sempre e comunque di un servo, mentre fuori il mondo cambia, gli porta via un figlio in Vietnam e gli rende inviso l’altro figlio che lotta per i diritti delle persone di colore. Finché, da anziano, non capirà le trappole che l’hanno imprigionato per tutta la vita, e affiancherà il figlio dopo una vita di litigi, fino all’elezione di Obama.

La protagonista di Philomena è appunto Philomena Lee, che ha il volto della bravissima Judi Dench, infermiera in pensione, mamma e nonna, che da ragazza diede alla luce un figlio nato da una fugace relazione sottrattole, nella repressiva Irlanda degli anni Cinquanta, dalle suore delle case Magdalene, che segregavano ragazze madri e altre donne cosiddette svergognate, sottoponendole a lavoro forzato spesso a vita e a vessazioni continue. Philomena cerca dove è suo figlio, aiutato dal giornalista ateo e libero pensatore Martin Sixsmith, che scoprirà grazie a lei una delle tante vergogne nascoste contro le donne.

La segregazione razziale e la discriminazione contro le persone di colore interessa tutta la vita di Cecil in The Butler, che non si rende conto della sua situazione anomala e, anzi, è contro la ribellione di suo figlio e degli altri militanti per i diritti civili, capendo il suo essere un servo quando partecipa da ospite, ormai non più giovane, ad una cena elegante organizzata dal presidente Regan e da sua moglie.

Philomena è una delle tante vittime delle suore delle Magdalene, un fenomeno tipicamente irlandese, che durò per oltre un secolo, con case di correzione in cui venivano rinchiuse non ladre o assassine, ma ragazze madri, donne stuprate, lesbiche, malate di mente o semplicemente donne considerate troppo ribelli, come capitò durante l’adolescenza anche alla cantante Sinead O’Connor. Uno strumento di repressione implacabile, durato fino al 1996, che veniva ignorato dalle forze laiche irlandesi, venuto alla luce negli anni Novanta quando furono trovati nelle aree di queste case che venivano vendute dagli ordini religiosi per nuove destinazioni, i resti spesso senza nome di queste donne.

Sia The Butler che Philomena sono film su cui riflettere, perché, anche se non esistono più oggi negli Stati Uniti e in Irlanda, le situazioni estreme descritte, la partita dei diritti civili non è ancora vinta, non solo in Paesi lontani, ma anche in Occidente: la crisi economica sta diventando infatti un pretesto per un arretramento delle libertà civili, il razzismo non è certo estraneo alle nostre società, anzi, e i diritti delle donne, come dimostra per esempio il dibattito spagnolo sull’interruzione volontaria di gravidanza, sono una questione ancora aperta.

Elena Romanello

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