La vera passione

La vera passioneNell’epitaffio per la morte di qualcuno i greci si facevano una sola domanda: era capace di passione? Se anche aveva commesso qualche azione non proprio gloriosa e degna di ricordo non importava. La passione era quello che conta. E con questo non si intendeva la passione amorosa. O perlomeno non solo. Passione per la vita, passione per la patria, passione per qualsivoglia cosa. Si intende un amore vero e incondizionato. Ormai sono anni che studio i greci antichi, la loro lingua, le loro tradizioni e i loro miti. Ogni volta scopro qualcosa di nuovo che mi appassiona ma questo è un aspetto ‘sempreverde’ che suscita in me un interesse da sempre. Hanno fatto e scritto molto, è vero. Ma in questo genere di cose, come in altre certo, sono davvero più avanti di noi. Possibile che nel quinto secolo a.c. avessero capito meglio gli animi degli uomini di noi. Noi uomini moderni che non impariamo dalla storia, che sputiamo sulle tradizioni che non sappiamo più da dove veniamo. Spesso penso che se avessi la macchina del tempo vorrei andare la e vedere com’era. Respirare quell’aria e la loro vita. Mi porterei la signorina Sandri, la mia storica prof di greco, mitica. Lei si che mi spiegherebbe come fare, che grande. Ma tornando a bomba sul problema. Se adesso chiedessero questo su di noi anche ai nostri funerali, quale sarebbe la risposta? Siamo ancora capaci di vere passioni. Siamo in grado di amare qualcosa più di noi stessi? O è tutto uguale, tutto comprabile, tutto governabile? Perfino l’amore al giorno d’oggi sembra acquistabile. Uno ricco può permettersi una moglie più bella. La compra con regali e gioielli. Magari poi va in bancarotta e lei si ritrova in braghe di tela. Dov’era la passione? (a parte quella di lei per il soldo?). Alla voce passioni credo di essere povera, come lo siamo un po’ tutti. Però un paio le ho. Quella per mio marito, certo, che mi rischiara la strada quando mi perdo. E per questo non lo ringrazierò mai abbastanza. Ma è la scrittura la cosa che mi appassiona di più.  Sembra sempre che l’appassionato, nel modo di dire di oggi, sia un amatore non professionista che prova a fare qualcosa per il semplice diletto. Con tacito accordo che, nel caso non andasse per la strada giusto, questa passione potrebbe poi trasformasi in un’altra all’occorrenza. Ma non è così. Bisogna sentirlo dentro. Devi star male, devi capire che non puoi far altro che quello. Che il resto è tutto un surrogato. Tu potresti vivere solo di quello. E’ un sentimento che ti fa sentire impotente e vulnerabile, ma è fantastico. Tu gli appartieni e lui appartiene a te. Ecco. Se morissi domani vorrei che anche sulla mia tomba ci si chiedesse se ero capace di passione. E la risposta affermativa sarebbe il più bel complimento.

 

Giulia Castellani

 

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