Le lamentele dei giovani

Le lamentele dei giovaniI giovani spesso si lamentano di non trovare lavoro, sono ossessionati dalla paura di non trovarlo . Il posto fisso non esiste più, è sfumato, è un’idea remota. La ricerca di un lavoro diventa spesso spasmodica, seccante. Progettare il futuro diventa un’impresa pesante, il futuro appare avvolto da una nebbia plumbea . Per un lavoro ben remunerato bisogna aspettare il momento giusto. Di solito si comincia a lavorare sul serio molto tardi, magari quando si è già superato i trenta anni. Difficile per i giovani trovare un lavoro che corrisponda alle proprie aspettative, che assecondi la propria vocazione, la propria personalità. Per i giovani alla fine conta avere un lavoro, anche uno qualsiasi. Ci sono molti giovani che riescono a mettere piede, grazie a una giusta illuminazione, in una struttura importante, in un posto particolare. All’inizio si comportano discretamente, si mostrano gentili ed educati, appaino sinceri. Spesso instaurano con i colleghi rapporti amichevoli. Con alcuni entrano in amicizia, prendono il caffè insieme, si confidano, sono capaci di gesti affettuosi. Quando sono affiancati da un collega più anziano per imparare il mestiere si mostrano aperti, dotati di una buona capacità di apprendimento, disponibili. Nei primi tempi si collabora nelle migliori condizioni. Con il tempo la situazione si evolve, il ragazzo sia abitua al lavoro, comincia a sottolineare la sua bravura e a criticare l’operato dei colleghi. Senza imbarazzo risponde male. Le sue richieste sono sempre più grandi. Non sopporta il pensiero di dover dipendere da una specie di tutor, vorrebbe fare tutto da solo. Il giovane, appena arrivato, vorrebbe subito livelli e avanzamenti di carriera e invidia le persone presenti da anni in struttura e li giudica mediocri. Il giovane poi viene messo in condizione di lavorare da solo. Si mostra subito sprezzante, superbo, insolente. Arriva già al lavoro con aria seccata e passa il tempo al telefono ad organizzare i week end e i viaggi. Con coraggio risponde male persino ai capo area davanti agli occhi increduli dei colleghi. Il lunedì si assentano quasi sempre accusando mal di testa e di stomaco. Un giorno impossibile per loro è anche il venerdì, giorno in cui non vorrebbero essere disturbati. Davanti a un impegno serio dicono di essere presenti poi all’ultimo momento si buttano malati, lasciando il lavoro in sospeso o sulle spalle dei colleghi di vecchia generazione. Le feste natalizie sono sempre un occasione per prolungare le ferie, anche di molti giorni. In occasione magari di convegni, incontri, dibattiti, riunioni sindacali fingono di seguire poi passano il tempo al bar o fuori o addirittura se la danno a gambe. Si vede chiaramente che non vedono l’ora di andarsene. Per tutta una serie di coincidenze il lunedì e il venerdì non sono mai totalmente disponibili. Anche quando hanno un contratto a tempo determinato non si impegnano per dimostrare la loro bravura e per invogliare i datori di lavoro ad assumerli. In alcuni casa, davanti a delle mancanze, non tentano nemmeno di giustificarsi. I testi, gli eventuali appunti che vengono forniti per l’apprendimento del lavoro non vengono nemmeno letti, vengono ritrovati a distanza di tempo dentro polverosi cassetti del luogo di lavoro. Nel periodo estivo diventano uccel di bosco e tornano abbronzati e superbi più di prima. Non sopportano l’idea di venire rimproverati. Dimenticano facilmente le questioni urgenti, non si costruiscono una tabella di marcia, non si creano un’agenda. Alcuni giovani pensano solo alla remunerazione finale, ai soldi che poi spendono largamente per idiozie. Si lamentano di non poter pagare l’affitto, si fanno prestare soldi dai colleghi e poi organizzano lunghi viaggi in America, non si sa con i soldi di chi, probabilmente dei genitori. Per arrivare al lavoro usano auto private ben accessoriate, non mezzi pubblici , moto all’ultima moda. Indossano abiti firmati e capi di abbigliamento ricercati. Magari abitano pure in eleganti quartieri dove l’affitto viene pagato dai nonni. Di solito non si fanno mancare nulla e alla pausa pranzo vanno nei migliori ristoranti dove mangiano prelibatezze. Con i colleghi fingono amicizia ma poi sono pronti ad allontanarsi alla prima occasione con noncuranza. Anzi quando incontrano alcuni colleghi non salutano, fingono di non conoscerli. Con spavalderia si mostrano superiori, ostentano sicurezza. Sembra sempre che si sentano padroni del campo. In questa farsa i colleghi si sentono delusi e arrabbiati e strumentalizzati. Alcuni colleghi vengono usati e poi gettati via come scarpe vecchie. Sono capaci di tradire con disinvoltura. Di solito legano solo con i giovani, mentre verso gli anziani hanno un atteggiamento arrogante, li guardano con pietà come se loro rimanessero per sempre giovani. Alcune volte rispondono male con vece infastidita o offendono. Le nuove generazioni si lamentano che sul lavoro vengono ignorati ma non fanno nulla per attirare l’attenzione. Quelli che hanno successo si abituano subito e diventano vanitosi, impossibili da avvicinare. Nessun lavoro sembra coinvolgerli, farli vibrare. Nel lavoro minuto non curano dettagli e sfumature, non mostrano senso critico, introspezione . I peggiori in assoluto sono quelli raccomandati, che si sentono protetti e quindi ripetono fino alla nausea comportamenti sbagliati convinti di farla franca. Spesso il lavoro per loro è solo una incombenza insopportabile. Arrivano sempre svogliati, sono sempre pronti a distrarsi. I raccomandati, apparentemente impeccabili, impegnati, complici in verità sono quelli più indifferenti. Moltiplicano i sorrisi, parlano con voce dolce ma pensano solo a fare carriera scavalcando gli altri. Gli altri vengono guardati come dei diversi, con distacco superbo. Spesso criticano gli altri, fanno commenti su di loro. il successo lo vogliono solo per loro e il più delle volte lo ottengono. Sotto questo cielo opaco per la gente comune non resta che parare i colpi e magari fare il lavoro di un promettente e scattante giovane.


 

Ester Eroli

 

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