Le cuffie come status symbol

Le cuffie come status symbolSiamo protagonisti di un’epoca supertecnologica. Lasciamo in eredità un mondo di alta tecnologia. Guardiamo con fiducia a un mondo che si evolve continuamente e ci riserva sorprese soprattutto sul piano del confort. Non avremo più nostalgia del passato dove per illuminare si usavano le candele, non vivremo più in balia del destino, della fatalità. Ci sono già metropolitane senza conducente, treni ad alta velocità. Un’ombra di prestigio e di entusiasmo avvolge la nostra epoca che ha costruito tanto e che è sempre pronta per nuove avventure all’insegna della tecnologia. Enormi giocattoli elettronici ammiccano nelle vetrine, nati per compiacere i più piccoli e più vivaci. Questo mondo tecnologico ha evidenziato poi i suoi limiti, mostrato le sue pesantezze. Certe avventure stanno divenendo impossibili. Le cuffie per ascoltare musica sono state sempre esibite con orgoglio e sono le preferite dei giovani, perduti dietro le novità. La musica mette di buon umore, rassicura, fa dimenticare il male. Le cuffie sono uno status symbol, un certificato di esistenza, una folata di aria pura. Bisogna dire che anche gli adulti hanno tratto giovamento dall’uso delle cuffie, entrate prepotenti come uragani nella vita di ciascuno. Spesso si mettono le cuffie fingendo di ascoltare qualcosa per sfuggire a colleghi molesti che vogliono sapere i segreti degli altri e non parlano mai di sé. Le cuffie vengono indossate da donne bruttine che le usano per darsi un tono. Le cuffie sono entrate definitivamente nel nostro universo e ci sono utili per allontanare persone insistenti, invidiose, perfide. Con il tempo le cuffie ci hanno isolato, allontanato definitivamente dalla realtà, ci hanno avvolto in una aura piena di timori e diffidenze. In questi anni perduti e remoti siamo stati costretti a parlare a gesti con chi indossava le cuffie, a vedere la stizza e il nervoso di giovani costretti a togliersele su qualche autobus. Per timore di qualche compromesso, di una certa complicità con gli altri abbiamo preso a pretesto la volontà di ascoltare musica. Ci siamo chiusi come animali nella tana, ossessionati solo dalla tecnologia, dalle sue novità avvincenti. Con le cuffie messe abbiamo dimenticato di guardare i dettagli di un quadro, di un prato fiorito, di un volto espressivo. Come in preda a una smania, a una malattia abbiamo rinunciato ai riti dell’amicizia a vantaggio del congegno tecnologico più sicuro, meno impegnativo, più rispondente ai nostri comandi diretti. Poi ci siamo resi conto che la vita era un soffio e troppo avevamo perso, anche in termini di vite umane. Molti, specie giovani, sono morti sotto treni e auto per colpa appunto delle cuffie alle orecchie. La tecnologia miete le sue vittime perché non è assolutamente umana.

 

Ester Eroli

 

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