Le trappole dei social network

Le trappole dei social networkI tempi sono cambiati, come i gusti della gente. Oggi ci sono nuove forme di socializzazione che in passato erano inconcepibili. I social network per molti sono punti di partenza per ampliare la sfera delle proprie amicizie. Ci sono persone che su facebook hanno ritrovato parenti lontani, abitanti all’estero e che continuano ad avere con loro, grazie al web, contatti ripetuti.

C’è tuttavia il rovescio della medaglia. Ci sono persone che sono state disturbate da ex fiamme agguerrite, da fidanzati sospettosi, ragazze che sono state disturbate, adolescenti che sono state adescate. Ci sono poi gli amici che ti cercano solo per chiedere qualcosa, magari soldi con la scusa dei saluti. Ex compagni di classe che ci salutano solo per umiliarci, per mostrarsi superiori. C’è gente che si connette per trovare amici specie quando ha il morale a terra e trova la stessa perfidia della vita reale, le stesse parole vuote. Ci sono i dirigenti che hanno contatti solo con gente in alto, politici che si confrontano solo con i propri simili, magari compagni di partito ignorando gli altri, la gente comune. Ci sono docenti universitari che comunicano solo con gli allievi e i colleghi. Spesso scriviamo a politici, a istituzioni ma non siamo ascoltati, siamo invisibili.

Sul web troviamo quindi le stesse assurdità, gli stessi pettegolezzi, gli stessi corteggiamenti, gli stessi sguardi biechi. Nello stesso tempo ci sentiamo sotto osservazione, spiati in modo impressionante. Le amicizie spesso sono a un punto morto, ognuno pensa a se stesso. Siamo in piazza a vista e nessuno si cura di noi, ci contattano solo per interesse. Le donne sono ingannate, gli uomini delusi. I dialoghi sono monotoni, non emozionanti, nessuno riceve affetto, ricava una parola sincera. Molti poi usano linguaggi in codice difficili da decifrare. Siamo alla mercè di tutti senza risultati visibili. Spesso aggiorniamo il nostro profilo, lo caratterizziamo, veniamo visitati ma nessuno ci scrive un rigo, anche una frase fatta. Ci ostiniamo a rimanere ma aggiungiamo solo altro dolore: l’amica che non ci cerca più, che sceglie altri, il fidanzato che fa il cascamorto, lo zio che non fa gli auguri. Negli ultimi tempi su questi siti si è aggiunto un altro fenomeno allarmante: l’ostentazione pubblica della vita privata. Ci sono i fanatici di turno che mettono nella propria bacheca immagini felici della propria vita: foto di vacanze da sogno, di balli in maschera, di auto lussuose, di ville con piscina per mostrare al mondo la propria grandezza, la propria ricchezza.

Sono persone sempre felici, che non hanno mai mal di denti, che non vengono mai colpite da un lutto, che non hanno mai l’auto dal carrozziere. Cercano di fare rabbia, di fare invidia, di far scoppiare la bile agli amici. Vogliono far vedere che la loro vita è tutto un romanzo, tutto un film a colori con i colori vividi. Mostrano foto in costume, in palestra, abbracciati a donne o uomini bellissimi. Noi siamo gli sfortunati quelli sempre alle prese con i piccoli e grandi guai quotidiani. La nostra vita si sembra scialba, scontata, senza alternative, prevedibile. I nostri amici e parenti stessi ostentano, si atteggiano ripetendo gli stessi atteggiamenti della vita reale. Il social network non aggiunge altro al già visto e vissuto. Siamo solo lì più vulnerabili di prima, più disposti a prendere strali e frecciate. Siamo sempre oggetto magari di scherno, di rifiuto. Nessuno ci impedisce ovviamente di uscire di scena, tanto nessuno se ne accorgerebbe concentrato su se stesso, a mostrare gli ultimi autoscatti sulla neve in settimana bianca. Spesso anche noi viaggiamo ma non condividiamo il nostro privato con chi è indifferente.

 

Ester Eroli

 

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