L’educazione dei giovani e la crisi economica

L’educazione dei giovani e la crisi economicaLa crisi economica sta dilagando sempre di più e non ci dà scampo. Eppure delle avvisaglie si potevano già avvertire, come gli scricchiolii di un mobile che sta per avere un cedimento strutturale. Molti pensavano che il tempo delle vacche grasse sarebbe durato eternamente un po’ come quando si crede all’eternità di una storia d’amore cominciata male. Spesso ciecamente crediamo al “per sempre” dell’amore. Con l’idea del benessere economico a oltranza ci siamo crogiolati, cullati, ci siamo convinti che saremo stati per sempre delle persone benestanti e felici di esserlo. Alla fine del percorso la scure si è abbattuta pesantemente lasciando tutti di stucco, senza fiato. Nessuno si aspettava un tracollo così vistoso. Nel frattempo ci siamo abituati all’acqua calda tutti i giorni, a cellulari di ultima generazione, all’uso illimitato di internet, alle maglie firmate, alle scarpe di lusso, al cinema quasi tutte le sere, al ristorante etnico, ai compleanni a Barcellona e alle Maldive, agli aperitivi con gli amici, alle auto nuovi fiammanti, ai cd nuovi, alla palestra, ai massaggi, al parrucchiere, all’estetista ecc e nessuno vuole rinunciare a tutto questo ben di dio. Una cosa forse ci duole più delle altre, ma non abbiamo il coraggio di confessarlo a nessuno e cioè di aver abituato i figli a dissipare denaro in futilità. Nessun ragazzo rinuncia la motorino, ai video games, nessuna ragazza rinuncia alla cipria, al fondotinta, al mascara, all’abito di pizzo eppure la crisi morde, lambisce come fuoco vivo. Dovremo rinunciare comunque a qualcosa, ridimensionare le spese, rivedere calcoli e uscite. Alcune volte infatti i conti, anche se ben fatti, non tornano e non si può spendere più di quello che si guadagna. Gli stipendi sono congelati, gli scatti di anzianità bloccati, tutto si impantana in una malsana palude. In tempo di vacche grasse non abbiamo messo da parte nulla, ma soprattutto non abbiamo saputo educare le nuove generazioni che ora continuano imperterrite a fare il giro dei locali, a bere come niente fosse, a fumare, a ballare nei night. L’indolenza ci ha portato a decadere verso una erosione senza fine simile a quella che colpì l’impero romano. Mentre gli imperatori si deliziavano alla mensa fra giocolieri e saltimbanchi, fra i fumi dell’alcol, musiche e danze i barbari invadevano il territorio dell’impero in modo massiccio. Anche noi siamo i figli dei padri ammalati, come recitava una vecchia poesia, o come “l’impero romano alla fine della decadenza che guarda passare i barbari bianchi”.

 

Ester Eroli

 

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