Liberarsi dai feticci

La parola feticismo venne introdotta per la prima volta nel lontano settecento da un linguista francese e si riferiva alla adorazione di oggetti considerati pieni di poteri magici di società primitive. L’idolatria portava ad attribuire potenza sacra ad alcuni oggetti specie inanimati di scarso valore. Poi con il tempo per analogia  si è passati a considerare il feticismo una forma inconsueta di sessualità che porta un soggetto a guardare  e collezionare oggetti e indumenti. La curiosità che spinge a toccare oggetti intimi.

In realtà il feticismo ha preso il sopravvento nella nostra società. Si sente il  bisogno di possedere oggetti appartenuti a divi, attori, cantanti ecc che vengono idealizzati anche se sono persone dotate di difetti anche gravi. Persone perfide e malvagie sono viste come super eroi. Si collezionano figurine, oggetti, fotografie. Si tengono nei cassetti immagini, si fanno altarini, si riempiono le stanze di poster, si ricrea magari l’atmosfera di un film. Molti partecipano ad aste per accaparrarsi oggetti appartenenti  a personaggi, stupidamente pagano cose inutili una fortuna. Con certe somme potrebbero aiutare chi ha bisogno. Si fossilizzano invece con la raccolta di oggetti e riempiono la casa, sommergono le stanze di feticci. Si vantano di avere certi oggetti che considerano reliquie, che proteggono e sorvegliano. Per ragioni oscure venderebbero la madre, la casa ma non i feticci.

Alcuni conservano pezzi di muro, sabbia, scontrini di bar, biglietti di musei, ciottoli, fango, giocattoli, monili, pezzi di stoffa , sassi che hanno preso nei viaggi. Molti in Sardegna hanno rubato conchiglie e sabbie e se le sono portate via disprezzando la natura e beffando i controlli. Molti hanno strappato piante, divelto panchine, rotto argini e muri per avere un feticcio. un ricordo da conservare gelosamente senza rispetto per la natura, per gli altri. E’ rivoltante vedere che mentre un palazzo storico brucia per un incendio la gente accorre per fotografare, per avere il ricordo. Il ricordo di cosa? di un dolore, di una tragedia altrui che a noi non ci tocca. Molti invece di intervenire in un incidente filmano la scena come fossero degli spettatori indifferenti. Di ogni cosa si vuole avere un feticcio, di un concerto, di una festa si vuole avere un ricordo particolare. Si conservano nei cassetti pezzi di bandiera, canne di bambù, si commettono reati per avere un feticcio. A un certo punto la casa trabocca di inutili cianfrusaglie che alla nostra morte i discendenti buttano senza pietà. Ogni tanto occorre liberare gli armadi e i cassetti di inutili feticci del passato. Non si può collezionare tutto. C’è chi colleziona persino schede telefoniche e vecchi telefoni avuti. La vita continua e i feticci ci legano a un passato che non esiste più. Non si può riempire casa per anni di sciocchezze. Qualche volta basta una fotografia.

 

Ester Eroli

 

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