L’impegno costante dei giovani in politica

L’impegno costante dei giovani in politicaLa ricerca di un lavoro ha sempre condizionato pesantemente la gioventù di molte generazioni di individui. L’epoca del divertimento e della spensieratezza è stata penalizzata dal cruccio della mancanza di lavoro stabile. Le ultime generazioni del nostro tempo hanno dovuto fare i conti con la crisi economica e con l’alta tassazione del lavoro. Vicoli ciechi da dove è impossibile uscire. Molti giovani si sono ingegnati, si sono inventati dei lavori, altri hanno continuato a vivere in famiglia sotto lo stesso tetto di nonni e genitori. Un’eredità pesante viene dal passato e rischia di toccare le generazioni future. L’affanno della ricerca del lavoro diventa malinconia, tristezza, si tramuta in depressione. I posti di lavoro si sono ridotti e quelle piccolissime fonti di occupazione vengono colonizzate dalla politica. I posti vengono spartiti fra le varie forze politiche, solo negli ultimi tempi si cerca di arginare il fenomeno. Tuttavia negli ultimi tempi si sta accentuando un altro aspetto. In passato per ottenere un posto era meglio mostrarsi simpatizzanti di qualche corrente politica in auge. Attualmente stanno mutando le carte in tavola. La politica non si accontenta più della simpatia, della militanza, dell’appoggio, per dare un lavoro decente ai giovani vuole di più, sempre di più. I giovani nelle sezioni vengono spinti a scendere in campo, a candidarsi, a metterci la faccia pubblicamente, a esporsi politicamente. In altre parole non si può più operare in sordina, dietro le quinte, lanciare il sasso e nascondere la mano. Non basta seguire nei comizi, nelle campagne elettorali il politico di turno, fare semplice volantinaggio. Occorre uno sforzo superiore che assorbe tempo, energie, denaro. I giovani vengono coinvolti in prima persona, trascinati giovanissimi nel vortice degli impegni stressanti. Molti giovani impegnati seriamente nella politica non hanno più tempo di organizzare una festa di compleanno, vedere gli amici, parlare con i parenti. Si ecclissano, si allontanano dalla vita reale, entrano nel vivo del dibattito politico, fatto di belle parole e sogni a occhi aperti. I giovani organizzano dibattiti, riunioni, incontri con un ritmo incalzante, ossessivo. Si è abbassata l’età del primo ingresso nel tempio della politica, se prima si era ventenni ora ci troviamo di fronte a persone che sono poco più che adolescenti, senza esperienza, con solo tanta tracotanza e voglia di sfondare. E’ aumentato il cinismo nelle battaglie politiche. Si va avanti a colpi di scure come in una giungla, dove è nocivo pestare i piedi a gente importante. I giovani vengono sfruttati, le loro energie assorbite, succhiate. Dopo un lungo calvario si delinea all’orizzonte un posto, un lavoro che è quasi sempre una poltrona che profuma di politica, ma è la sola cosa che è rimasta sul campo, intorno c’è solo il deserto. Ai giovani sono richiesti sforzi sovrumani per ottenere un lavoro che a tutti gli effetti è un diritto. Chi si sottrae a questo gioco perverso rimane al palo e costretto a lavori saltuari e mediocri. Eppure la costituzione considera il lavoro legato alla dignità della persona.

 

Ester Eroli

 

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