Lucio Dalla … ciao

Il 4 marzo 2012 si è svolto il funerale di un poeta clown, musicista artista, nato il 4 marzo 1943, quando Gesù Bambino non era ancora censurato.

Un piccolo uomo davvero grande, che stupiva all’improvviso, che metteva un sorriso, che si metteva in mutande e suonava il clarinetto, che aiutava i senzatetto, che aveva una parola per tutti, soprattutto per i più brutti, perché simili e quindi amabili.

Che aveva una vita privata che era cantata ma non esibita alla mostra delle speculazioni.

Il futuro non lo spaventava, ma lo impressionava per le risorse che gli dava, al punto da chiamare una figlia, se fosse mai nata, Futura.

Il viaggio lo appassionava, e il mondo gli regalava emozioni per poi riprendersele vestite di versi in musica. I versi che con la bocca faceva, perché animale del ritmo aveva il tempo giusto per esibirsi allo zoo degli uomini.

Lo sport lo affascinava, perché il pallone della domenica dava un calcio ai pensieri della settimana e la pallacanestro dava colpi di gioia da tre punti allo stomaco indigesto, di piadine.

Bologna, la città dei tuoi pensieri e tu, gli hai dato canzoni, aiuti, speranze e sorrisi in Piazza Grande e nelle dark strade.

Napoli, il mare dei tuoi naufragi e tu, ancora a cercare Caruso e chiamarlo forte, seduto al piano, per dirgli che lo vuoi bene assai.

Milano, le lacrime tue e tu, che l’hai vista sempre a portata di mano perché un tedesco fa una domanda e l’altro gli risponde in siciliano.

Sicilia, la terra delle tue origini e tu, te la portavi addosso con malinconia e rispetto perché faceva effetto vedere l’Etna eruttare dopo essersi bevuto le minchiate del nord.

Sanremo, il festival della musica e tu,ci sei andato l’ultima volta per portare un messaggio forte, dirigere i giovani. Dargli il tempo e la possibilità di esprimersi.

La Svizzera, il tuo concerto e tu, dopo la colazione dei meriti te ne sei andato troppo presto, perché il resto non conta, ma quando il cuore non canta, lo stereo si spegne e degne porte si aprono mentre i titoli di coda scorrono.

Il cielo, l’aria dei tuoi respiri e tu, adesso sei lì e canti agli angeli canzoni nuove per volare più in alto e noi, qui in terra a cantare quelle vecchie per piangerti e iniziare ad apprezzarti.

Ciao Lucio.

 

Santi Germano Ciraolo

 

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