Se ci guardiamo intorno assistiamo a un aumento generalizzato e indiscriminato dei prezzi di vari prodotti non solo alimentari. Molti aumenti sono completi, definitivi. Il periodo post pandemia impone sacrifici, restrizioni, risparmi. Si è rivelato un periodo difficile sotto vari punti di vista. Non ci possiamo fare illusioni. Molti per risparmiare hanno ridotto le spese, accantonato compere per beni di lusso e cultura, spese per libri, musei. Alcuni hanno diminuito pure le visite mediche, ridotte all’essenziale. Ci si cura di meno e si va meno dal dentista. Il periodo post pandemia ci riconsegna fra le braccia della miseria in certi casi specifici.
Nei negozi specialmente non ci sono sconti, ricompense. La gente spende meno per i viaggi, per il teatro, il cinema, i locali, i ristoranti. Molti non ci rientrano con il badge e percepiscono un futuro incerto.
Il problema è che a pagare di tasca propria è sempre e solo il consumatore finale che non ha scelta, può solo abbassare la testa e pagare senza fiatare, senza compromessi. Si paga per avere servizi pessimi, mezzi di trasporto sporchi e lenti, strade sporche e trafficate.
I negozianti nel frattempo si sono fatti furbi. Risparmiano su tutto. I ristoratori diminuiscono le porzioni, al bar i cappuccini vengono serviti astutamente in tazze più piccole e minuscole, mentre in passato le tazze da latte erano capienti. I negozianti risparmiano su tutto. Il consumatore solo resta a bocca asciutta. Ci sono boutique che vendono vestiti a prezzi elevati che poi sono gli stessi venduti nei mercati sulle bancarelle o dai negozi cinesi. Molti negozianti speculano ignobilmente su tutto. Del resto non possono fare diversamente, l’alternativa sarebbe la chiusura definitiva.
La gente è libera solo a parole ma deve sottostare a molte regole e a pagamenti esosi. Alla gente non resta che pagare.