Noi verso gli altri

Noi verso gli altriI genitori, la scuola ci hanno insegnato l’educazione, il rispetto degli altri, la comprensione. Verso gli altri abbiamo sempre avuto un atteggiamento disponibile. Abbiamo aiutato i compagni di scuola alle elementari  a fare i compiti, accompagnato la nonna a prendere la pensione, la zia nel fare la torta, i cugini quando avevano l’influenza, la vicina di casa anziana  a portare la spesa. Ci siamo prodigati, abbiamo fatto tutto quello che era in nostro potere con calma, con affetto, con determinazione. All’asilo abbiamo aiutato i bimbi disabili, nel gruppo di chiesa ci siamo dati da fare fino allo sfinimento, nei campeggi abbiamo dato il meglio di noi stessi, sull’autobus ci siamo alzati in presenza di persone anziane e handicappate, abbiamo visitato i malati, i parenti, abbiamo fatto le elemosine, partecipato a funerali, ci siamo tenuti persone in casa, abbiamo ospitato persone nella nostra stessa stanza, abbiamo regalato oggetti di valore a amici, a colleghi di lavoro, abbiamo sostituito volentieri colleghi in difficoltà. Ci siamo mostrati onesti, sinceri, non abbiamo mai rinfacciato nulla. In alcuni casi non c’è stata gratitudine, nessuno ci ha mostrato di apprezzare il nostro comportamento. Tuttavia abbiamo continuato sulla strada del bene convinti di essere nel giusto. Non volevamo ricompense. Qualcuno si è poi approfittato della nostra buona fede, ci ha rivoltati come pedalini, ci ha turlupinati. Successivamente abbiamo scoperto di essere stati derisi. Qualcuno ci ha anche offeso accusandoci di essere degli stupidi dal cuore troppo tenero. Amici, fidanzati, parenti, si sono presi gioco di noi. Colleghi ci hanno derubato del portafoglio, ci hanno addosso errori loro, ci hanno voltato le spalle, ci hanno riso in faccia. Abbiamo visto gente meschina venire premiata sul lavoro con livelli e venire premiata dal destino con successo, soldi e famiglia. Ci siamo ritrovati con i nostri ideali intatti nel cuore e un pugno di mosche in mano. Sguardi di sufficienza ci hanno ferito, paralizzato. Siamo stati guardati come idioti, come polli da spennare senza ritegno. Abbiamo aperto le braccia e abbiamo ricevuto un pugno allo stomaco.  A livello sentimentale abbiamo dato amore, abbiamo dato l’anima senza riserve e siamo stati lasciati magari per qualcuno semplicemente più giovane  e più bello, non più puro di noi, più onesto. La nostra onestà derisa, oltraggiata. Abbiamo restituito portafogli ritrovati, carte d’identità, soldi ci siamo comportati da onesti cittadini. Calci in faccia ci hanno fatto male. Il senso della giustizia si è svilito ai nostri occhi. Il fondo lo abbiamo toccato quando ci siamo sentiti molto male su un autobus cittadino, nella nostra città, e nessuno, nemmeno il conducente, ci ha soccorso. All’aprire delle porte barcollanti siamo dovuti scendere, cadere in ginocchio sul marciapiede in attesa vana di una mano amica. Abbiamo dovuto attendere che il male oscuro si allontanasse da noi, lasciasse la sua presa. Il giorno dopo non siamo stati più gli stessi. Abbiamo chiuso la mano in un pugno, sul volto una espressione dura.  Abbiamo ripreso la vita con maggiore indifferenza. Ogni tanto siamo stati tentati di tornare ad essere amorevoli e comprensivi. Siamo ricaduti negli stessi errori. Abbiamo continuato a confortare, assistere, obbedire con il cuore stretto in una morsa. Prima di addormentarci la sera tuttavia  abbiamo la coscienza pulita, che però  nell’oscurità della notte, si domanda inquieta vale la pena prendersi cura degli altri? Conviene essere troppo disponibili verso gli altri, quando non meritano la nostra attenzione? Domande senza risposta, quando anche il destino favorisce i furbi di turno.

 

Ester Eroli

 

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