Non sono solo fumetti

Non sono solo fumettiIl presidente Obama ha ringraziato il primo ministro giapponese Shinzo Abe per i manga e gli anime, strumenti fondamentali di comprensione e passione verso un’altra cultura, mentre in Giordania il fumettista Suleiman Bakhit ha realizzato una storia contro il califfato rivolta ai più giovani per evitare che siano plagiati dagli integralisti. Non è la prima volta che nel mondo arabo vengono fuori queste cose, si registrano anche supereroine femministe e velate che lottano contro molestie e terroristi.

Del resto, basta partecipare ad una qualsiasi fiera del fumetto in giro per la nostra penisola, come la recente Torino Comics al Lingotto, che dall’anno scorso raddoppia con due appuntamenti all’anno, per capire che i fumetti non sono solo fumetti, o meglio l’espressione di disprezzo che per decenni ha accompagnato la parola fumetti non ha proprio ragione di esistere e essere.

Fumetto per troppo tempo è stato sinonimo di qualcosa per idioti, da vergognarsi di leggere oltre una certa età, dove magari poi diventavano qualcosa di imbarazzante e porcella. Dire che una determinata cosa somigliava ad un fumetto era un insulto bello e buono, difficile pensare che si potessero costruire passioni e culture su questo.

Non sono del resto lontani i tempi in cui leggere fumetti era visto come una cosa imbarazzante, infantile e stupida, come ricordò bene anche l’appassionato Giampiero Leo: c’è gente che si è sentita rimproverare perché aveva inserito tale interesse nel suo curriculum (magari un interesse ormai professionale, ma non andava bene comunque!) e c’è chi ha avuto le gambe tagliate in casa da affermazioni perentorie quali I fumetti al massimo tieniteli come hobby, il lavoro è una cosa seria.

Per fortuna le cose sono cambiate, basta visitare appunto una qualsiasi fiera o evento per capire l’evoluzione di questo mondo, e anche se rimane un po’ di rivalità tra gli stimatori dei singoli tipi di fumetti (comics, manga, italiani e simili), anche se molto diluita rispetto ad anni fa, oggi è normale spaziare nelle passioni e non essere settari, e anche se la crisi ha colpito varie librerie specializzate l’interesse resta alto e in crescita.

Ci sono tante anime nei fumetti e nel mondo ad essi collegati, da quella collezionistica, anche di tavole originali, a quella che si lega a narrativa, cinema di genere e telefilm, ormai strettamente collegati in una visione più ampia della fantasia, da quella dei giochi da tavolo e di ruolo, veicolo di socializzazione per tutte le fasce d’età, al cosplay, modo per divertirsi e moda, dall’artigianato dei fan alla scoperta di nuove professioni legate all’immaginario.

Occuparsi di fumetti vuol dire disegnare, sceneggiare, tradurre, organizzare eventi, scrivere, dipingere, fare oggetti, interessarsi ad altre culture, impegnarsi nel sociale, gestire un’attività, interagire con altre persone, cucire, creare. Insomma, tante cose e non sono certo solo fumetti.

Tramite fumetti e immaginario si viene invitati a scoprire l’altro e il diverso, a inventarsi un’attività, a fare amicizie, a crearsi una vita, a riflettere su valori e quello che si vuole: cose non certo da poco. Ecco perché è importante visitare le fiere dei fumetti, sia per chi è appassionato sia per chi pensa che “siano solo fumetti”. Ci si può sempre ricredere.

 

Elena Romanello

 

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