Pedine

La gente comune, specie quelli che nel tempo si sono arricchiti con varie attività si considera realizzata, arrivata. Ognuno è convinto in sincerità   che i sacrifici fatti siano serviti in concreto per avere una vita libera e dignitosa, una vita forse designata dal destino. Il calvario fatto per raggiungere la meta è giustificato dai risultati. Gli incubi, gli svantaggi, i ritardi   vanno messi in conto e accettati. Alla fine restano sul tavolo i pregi di una vita laboriosa., leggera, magari onesta. Chi ha seguito di sua spontanea volontà una via raccoglie lieto i frutti. Il popolo è convinto di essere approdato a grandi risultati, importanti e soddisfacenti. Il popolo non si rende conto che nulla è cambiato. Esso resta sempre in balia delle onde.

Le persone comuni sono pedine, burattini da manipolare, da deportare. I grandi signori li guardano con occhio critico come fossero appestati, i politici come fossero fantocci senza anima. Ogni spunto è buono per infierire sulla gente comune, sulla povera gente. Non ci sono   limiti  a questo scempio. Spesso la gente comune è maltrattata senza pietà dalle istituzioni. Sulla pelle della gente si lucra senza ripensamenti. La gente comune non può abbassare la guardia, deve stare attenta. Ci sono sempre squali pronti a dilaniare le carni della gente che si illude ogni volta di farcela.

Il popolo resterà sempre indietro in ogni campo, in ogni circostanza può evadere solo con la fantasia, per il resto è bloccato dentro schemi precisi che non conviene travolgere, infrangere.

In questa riflessione matura ci viene in mente la canzone del Pink Floyd another brink in the wall. Per il gruppo musicale, profondo conoscitore dei sentimenti umani, le ingiustizie non sono altro che un altro mattone messo su un muro già esistente che è difficile abbattere. La gente comune sarà sempre oppressa per un verso o per un altro, la sua creatività soffocata sul nascere. Le umiliazioni per la povera gente sono all’ordine del giorno e minano nel profondo l’autostima.

I superbi sfruttano la paura del popolo per comandare.

 

Ester Eroli

 

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