Pezzo unico

Viviamo in una epoca in cui non esiste più il posto fisso e il lavoro bisogna inventarlo, strappato con i denti più del passato. Ci sono laureati in farmacia, architettura ecc che sono finiti a fare gli apicoltori, gli agricoltori, gli allevatori. Ci sono poi i cinquantenni che perdono il lavoro perché la loro azienda ha fallito e non vengono più ripresi da nessuna parte perché troppo anziani. La società non ha bisogno di loro e loro intanto muoiono di fame e sopravvivono con i risparmi. Ci sono poi i pensionati che hanno una pensione minima che alla metà del mese è già finita. C’è un mondo del lavoro che per i giovani ha ridotto notevolmente le opportunità di lavoro. Ci sono persone che lavorano ma in nero, sfruttati, sottopagati, a cui si proibisce persino di ammalarsi. Cercare lavoro è una operazione traumatica. Ci sono aziende che assumono solo personale specializzato con esperienze precedenti, ma se uno non hai mai lavorato come fa ad aver maturato delle esperienze? In questo modo però non entrerà mai nel mondo del lavoro. Ci troviamo su una china pericolosa, in una situazione tesa. Un mare di disoccupati cronici. Nessuno prova a normalizzare la cosa e quindi cadono le braccia. Lentamente la società si sta sfaldando. I giovani fuggono all’estero, i giovani rimasti non hanno soldi per far crescere i figli. Ci sono sempre più culle vuote e si domandano pure perché non nascono bambini. Non nascono perché non ci sono risorse e poi oggi ci sono troppe esigenze. I figli vogliono stare al pari degli altri e quindi pretendono cose che in passato non esistevano come zainetti firmati, felpe firmate. La firma è divenuta un rito chi non la possiede è fuori. I genitori si affaticano per arrivare a fine mese. Lentamente siamo arrivati sull’orlo del baratro. Non possiamo più tornare allo stato precedente. Intanto le aziende chiudono come i negozi.

La cosa strana è che la pubblicità, gli operatori del commercio continuano a incalzare affinchè compriamo ma ci chiediamo ansiosi ma con quali soldi? Dobbiamo chiedere dei prestiti per levarci piccoli capricci.

Poi tocchiamo con mano per caso il rovescio della medaglia. Vediamo signore che nei negozi cercano il pezzo unico, raro, prezioso, vogliono un vaso, un vestito, un cappotto, un anello che sia unico, esclusivo. Una forma, un modello che nessuno ha mai avuto, posseduto, indossato. Un modello creato da artisti in laboratorio, di alta fattura, di grande raffinatezza.

Ci sono donne che si fanno cucire gli abiti dalle sarte di fiducia, su misura e quando chiediamo in modo naturale di avere lo stesso modello perché ci interessa ci guardano torvo con rabbia e disprezzo, come se avessimo chiesto la pelle. I ricchi, chi vive nel benessere non abbassa le difese, non scende dal piedistallo, continua imperterrito a fare viaggi, ad accumulare gioielli come niente fosse. Anche in questo tempo perturbato per loro conta solo il possesso di beni materiali costosi. Le donne continuano  a muoversi indisturbate nelle boutique in cerca della merce rara e costosa, gli  uomini continuano ad aggirarsi nei saloni di esposizione delle auto in cerca dell’auto più originale e unica. Nelle serate di gala, persino di beneficienza le signore indossano abiti da sera ricoperti di pietre preziose. I poveri alla vista di tanto splendore si sentono il fiato corto.

Mentre la gente comune è presa dal panico per l’assenza di pane c’è chi con una notevole faccia tosta cerca il pezzo raro di ogni cosa, oggetti di antiquariato e gioielli di rara fattura fatti da maestri artigiani. La vita sarebbe bella solo se non ci fossero tante disparità sociali.

 

Ester Eroli

 

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