Poesia: Fu la prima parola che ebbi?

Introduzione alla poesia

 

Quando si guarda al passato nascono domande curiose: la prima parola che pronunciai quando iniziai a parlare, quale fu, mi chiedo? Oppure: come mi formai quando ero solo un’impronta nel passato?

Certo che non lo saprò mai. Com’è chiaro che la cosa mi è totalmente sconosciuta.

Con questa poesia ho voluto così decifrare una nascita importante per la mamma. Che in un modo o nell’altro è riuscita a crescermi, nonostante i problemi del 1956, diversi da quelli di oggi e forse più complicati.

Più che altro ho voluto rivolgere a me stesso un grado di purezza ottenuto fin dalla nascita, la mia grazia.

I nove mesi, per una donna, sono traumatici: il pancione, le doglie, le nausee e tutto ciò che si collega. Penso a quante sofferenze ho provocato a mia madre prima di nascere, anche se non è colpa mia.

Ho quasi voglia chiederle scusa.

Ogni tanto mi domando se veramente i pensieri si collegavano, come le orbite planetarie. Se stendessi in linea retta tutti i pensieri che ho, che si formano durante il giorno, la notte, non coprirebbero una distanza da qui alla luna?

Oppure i sogni, che possono essere distanti perché fuori da ogni logica conscia, ma forse proprio per questo più esatti.

Incompresi e incomprensibili, perché non sono mai stato capace a dare una spiegazione sufficientemente attendibile. E resta un mistero, quello del codice dei sogni.

Nascostamente, ho voluto dare una riconoscenza a tutte le mamme del nostro pianeta anche perché, secondo me, sono poco riconosciute.

E poi diciamolo come si deve, senza se e senza ma: non sono forse state loro a metterci sulla terra per camminare nella nostra strada?

E la terra accetta i miei passi forse perché, in un modo o nell’altro, con il mio piccolo peso do più stabilità al suo equilibrio.

Sì, ogni tanto penso a questo. Ed essendo comunque un uomo come qualsiasi altro partecipo, ed ho partecipato, a qualche storico destino con cui stupirmi di meraviglia.

 

 

 

Tutto cresceva cervello ossa

e tutto l’insieme si costruiva

anche di sogni.

Chissà quale nome sarebbe

stato pronunciato quel dì.

I piedi le unghie e la crescita

si lasciava formare dalla vita

ornandomi di vitale sembianza.

Si… il viaggio era lungo

e la vita mi regalò due braccia

per arrampicarmi all’albero della vita.

Grandi grappoli di purezza rendevano i

pensieri innocenti

illuminati dai soli senza tempo

ed io con gli occhi coperti di buio

spaziavo fra mille pianeti,

lune, meteore, e polvere cosmica.

Nove mesi passarono

e senza parole parlava lo sguardo

della donna sofferta.

Mentre i miei sguardi

brillavano dei luccicati pianeti

diventati soltanto un ricordo,

dopo cinquanta infreddoliti inverni.

Con la presa molto robusta

a quest’albero di vita

passati ad ascoltare la crescita

Ho sempre la solita parola

che svolazza nella mente.

MAMMA.

 

Gian Piero Murgia

2 Risposte a “Poesia: Fu la prima parola che ebbi?”

  1. l’ho letto tutto d’un fiato..l’articolo.. l’ho letta tutta di un fiato la poesia.. non ho parole.. ma solo GRAZIE

  2. Ho sempre pensato che al mondo, oltre le nostre capacità comunicative, ci rende coscienti il nostro ottimismo implementato dalla ragione.Questo secondo me è l’ottimismo ragionato.Ha come base l’obbiettivo di una soddisfazione.Potrei affermare che la conseguenza della ragione porta la soddisfazione.Riconoscersi tramite i pensieri di chi non si conosce e nello tempo essere perfettamente in obbligo di dire grazie ad un perfetto sconosciuto,o sentirsi riconoscenti per aver espresso un pensiero che riguarda tutti.Questa secondo me,dovrebbe anche custodire l’evolversi del sentimento umano,e nello stesso tempo,renderlo condivisibile a chiunque.
    Ora mi sento in obbligo io nei tuoi confronti e ti dico grazie di avere espresso la tua riconoscenza,dandomi la possibilità di dirti grazie per averla letta.
    Comunque se ti piacciono questo tipo di poesie,ho scritto un libro di poesie quando facevo il netturbino.Ed è intitolato”riflessioni di un netturbino”editto da Caosfera edizioni.Comunque un grazie anche a questo sito che mi ha permesso di farti conoscere un qualcosa che ci assomiglia.
    Distinti saluti Gian Piero Murgia

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