Quando si conduce una vita difficile: premessa al romanzo

Una vita difficile romanzo epistolareSicuramente la nostra presenza nell’universo è necessaria, fondamentale, vitale. Non siamo nati per caso, la nostra nascita probabilmente era scritta nel destino e nelle stelle. Siamo su questa terra per rispondere a una chiamata, se no nulla avrebbe senso compiuto. Dobbiamo compiere una missione prima di scomparire definitivamente su tutti gli schermi umani ed andare magari a lavorare altrove, nell’aldilà. Ognuno, che lo voglia o no, ha il suo compito da svolgere con impegno. Alcuni hanno magari ruoli umili, altri più impegnativi, ma tutti indistintamente partecipano dell’universo in uguale misura. Ognuno, anche la persona più insignificante, più colpita dalla malasorte, ha il suo dono. Ci sono quelli che hanno il dono di cantare, di lavorare manualmente, di scrivere, di suonare, di operare pazienti. Con certi doni si nasce. Per certe professioni ci vuole la vocazione, la passione. Per fare certe cose occorre esserci portati, è una spinta che nasce dentro di noi, a nostra insaputa. Il nostro ruolo nel mondo va esercitato ovviamente fino in fondo, fino all’ultimo respiro, a costo della vita. Si deve lottare talvolta per difendere il nostro dono dalle insidie del male e dell’invidia. Il dono però non può essere tenuto nascosto, va divulgato, fatto conoscere. Un medico valido non può limitarsi a curare solo i propri familiari senza far sapere al mondo la propria preparazione, senza soprattutto aiutare gli altri. sarebbe riduttivo per lui e per gli altri, tutto troppo semplice e scontato. Una persona si deve espandere, fondere con la natura e l’universo, deve superare le piccole e le grandi difficoltà, le angosce, deve guardare oltre. In fondo cosa è la sofferenza di un giorno, il torto subito davanti alla immensa, sconfinata vastità dell’universo. Ci sono milioni di galassie, di sistemi solari e noi siamo solo un puntino. La nostra sofferenza è un attimo, si può e si deve superare, fa parte del gioco, come la luce non vive senza le tenebre. Il dolore è un soffio, tutto passa. Le brutture vanno lasciate alle spalle dimenticate, con in mente un solo obiettivo: assecondare, far vivere il nostro dono. Dobbiamo realizzarci per far felici gli altri ed aiutarli. Un pittore deve dipingere quanti più quadri possibili, un sacerdote deve conquistare quante più anime può, senza lamenti, senza indugi, con determinazione, quasi senza lacrime. Non serve piangere, né tantomeno piangersi addosso. Dobbiamo raggiungere la meta come un fiume d’acqua dolce si stempera nel mare salato. L’acqua dolce si mescola con quella salata, i diversi che trovano un punto di incontro. Un giorno forse saremo giudicati per il bene fatto, per la capacità di portare avanti il nostro dono, e di perdonare. Una energia creativa plasma tutto l’universo, un calore forte si irradia dalla nostra anima. Un occhio luminoso ci osserva mentre arranchiamo sulla via del bene, via difficile da percorrere, ma salutare. Nel cammino non servono insicurezze. Nessuno disturberà più di tanto la nostra ascesa verso il bene. Non si deve pensare a quello che dicono e pensano gli altri di noi. Se gli altri non comprendono ci sforzeremo di inglobarli nel nostro mondo, in caso contrario cercheremo comunque di aiutarli. Bisogna andare avanti, passare oltre le miserie e le debolezze umane, dimenticare la cattiveria, ricordare solo la luce del sole, la luce del bene. Anche la protagonista del romanzo è stata investita, nella sua fragilità, da un ruolo particolare, stimolante, anche se all’interno di una vita difficile. Anche lei nel suo piccolo è una privilegiata, una prescelta, una persona voluta. Lei vede la poesia dove altri vedono solo un cielo opaco privo di stelle. Lei vede oltre le apparenze, scruta le anime con la forza di un eroe. Questa donna si risolleva dalla depressione, dalla polvere in cui era caduta. Si sente fiera di essere viva, di avere un cuore poetico. In un mondo dove si uccide a coltellate per futili motivi lei si è salvata grazie alla forza del suo carattere. Cavarsela potrebbe essere il massimo della felicità. Questa è la storia di una persona che non si arresa. Nessuno dovrebbe mai farlo. Alcune volte, la vita prende una piega inaspettata e ci riempie di doni che si aggiungono al nostro dono.

 

Indice

Capitolo 1: 6 giugno 2000

 

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