Questioni di ranghi sociali

Questioni di ranghi socialiIn passato leggendo i romanzi di Balzac o di altri autori, sia italiani che stranieri, ambientati in varie città come Parigi, ecc ci siamo resi conto dell’importanza che assumeva la posizione sociale. La società era molto stratificata sia in senso orizzontale che verticale. Gerarchie, ranghi consentivano solo a pochi privilegiati di avere uno status sociale distinto e di venire privilegiati e rispettati. Certe relazioni, certi contatti erano possibili solo fra pari. Molti assumevano con il tempo uno status di privilegiati. Certi status consentivano di percepire un senso di superiorità nei confronti di altri individui. Il gruppo sociale di appartenenza faceva da supporto. La società era così selettiva, creava disparità, lotte di classe. Molti raggiungevano le vette del potere e del prestigio non per meritocrazia ma solo per ambizione e arrivismo, per appoggi influenti. Una pregiata posizione sociale garantisce ovviamente agi, beni materiali, beni di lusso, cultura, potere, soprattutto potere sugli altri inermi. Chi era in posizione di vantaggio poteva vantarsi dei successi raggiunti, non importa come. Infatti, specie in passato, contava soprattutto il buon nome del proprio casato, indipendentemente dalla reputazione. Una donna di facili costumi, un corrotto potevano comunque ambire agli elogi degli altri, al banchetto della ricchezza se erano scaltri. Con le generazioni le origini corrotte si sarebbero dimenticate e sarebbe rimasto solo il nome illustre. Ai giorni nostri molti simboli, etichette, ranghi sono caduti nel dimenticatoio, non vengono più considerati prioritari. Tutto questo solo in apparenza. Negli uffici, negli ospedali, nei centri politici, nello spettacolo un cognome ancora fa la differenza anche se non si ha talento. Il colmo si raggiunge quando in certi ambienti riesce a far carriera il portaborse di turno, sfaticato, spaccone, incapace, impreparato nel migliore dei casi. Nel peggiore dei casi riesce a fare carriera la persona più avida e corrotta, più disonesta. Ai nostri giorni ci sono dei casi in cui viene premiata la disonestà pura e semplice. Il disonesto di turno assurto alla gloria degli altari diventa presuntuoso, irascibile, vanitoso. Mentre prima per i nobili non era nessuno un membro della plebe, ora non è nessuno per il disonesto che fa carriera una persona perbene con tutte le carte in regola, magari colta, onesta, dotata, responsabile. Forse non è cambiato nulla nei secoli, siamo forse caduti leggermente più in basso.

 

Ester Eroli

 

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