Richiamo del sangue

richiamo-del-sangueUn tempo l’umanità era generalmente di carattere e sentimento. Uomini tutti d’un pezzo guidavano aziende agricole a conduzione familiare. L’aspirazione alla ricchezza, alla raffinatezza era concepita dentro la famiglia. Giovanissimi gli uomini si sposavano e costituivano una famiglia che si impegnavano a sostenere con tutte le forze senza tirarsi indietro. Ogni pensiero era per la famiglia, riconducibile alla famiglia. Il richiamo del sangue era forte, ogni talento si mescolava con quelli della famiglia. Spesso le famiglie legate da vincoli di parentela vivevano insieme, nello stesso posto, addirittura nello stesso stabile, nella stessa casa. Si condividevano soldi, gioie, dolori, lutti. Davanti al male si lottava insieme, come davanti a una crisi economica. Ognuno diventava l’avvocato difensore dell’altro. Se qualcuno commetteva un’azione riprovevole, mostrava di avere un comportamento immorale veniva richiamato. Doveva subire la predica di tutti, zii e parenti. In famiglia si facevano sacrifici, si combatteva con le unghie i mali esterni, le malattie. Nessuno si sentiva inerme davanti alle tempeste della vita. In seno alla famiglia non c’era invidia, degradazione, rifiuto, atteggiamento insolente, superbia, impaccio, ferocia, comportamento disumano. La pulizia morale la facevano i nonni, quelli più avanti con gli anni che mostravano ogni volta estrema saggezza. Poi il benessere economico ha portato a infischiarsene dei doveri verso la famiglia. L’individualità ha preso il sopravvento. Ognuno trascura la famiglia, i suoceri, i nipoti. Tutti si sono messi in testa di dover fare da soli. L’attaccamento alla famiglia è un vecchio retaggio che va superato. Nessun parente ormai prende le difese di un altro, spende una parola, un minuto per lui. In cima ai pensieri non ci sono più le premure per i parenti. In passato se qualcuno era lontano cercava in ogni modo di ricongiungersi con la famiglia. Ora accade l’esatto contrario. Chi è lontano si limita a inviare uno scarno messaggio di auguri per Natale su un cellulare e certe volte nemmeno quello. Chi vive poi nella famiglia è scontento, vorrebbe vivere da solo date le tensioni che si creano, i malintesi. In famiglia si litiga, ognuno prende fuoco per nulla. Ognuno disapprova l’operato dell’altro. In famiglia non c’è calma, serenità. Alcune famiglie sono tenute insieme per gli interessi, per salvare le apparenze. La famiglia ha perso il suo fascino come mostra l’aumento dei divorzi. Con un sorriso vittorioso, presuntuoso  si annuncia la separazione, la liberazione. Si è felici per aver chiuso un rapporto, per non dover più vedere la suocera. Si sguazza nell’indifferenza. La scure della discordia ha colpito le famiglie. I legami di sangue vacillano. Ci si trova meglio con gli estranei. Ma sempre ogni individuo ha dentro l’idea che non si può sciupare la vita a consolare la famiglia, a seguirla. Ognuno ha diritto a una realizzazione personale. Spesso l’allontanamento dalla famiglia ha prodotto solo guai. La nostra vita è divenuta un pazzesco canto solitario. Siamo soli anche quando abbiamo bisogno di qualcuno. Ci siamo chiusi in una angusta prigione dalla quale è difficile evadere. Solo guardandoci allo specchio ci rendiamo conto che anche se siamo liberi e indipendenti portiamo gli occhi di nostra nonna, della stessa forma, dello stesso colore.

 

Ester Eroli

 

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