Ridotti

ridotti

Ci guardiamo intorno mentre gli anni passano e il corpo invecchia inesorabilmente. Mal tolleriamo la fine della giovinezza, la perdita della bellezza, i divorzi, le intime insoddisfazioni, le umiliazioni, gli scontri, i lutti, le separazioni, le invidie, gli antagonismi, le solitudini, la conclusione di amori speciali che hanno perduto la loro scintilla. In alcuni casi il morale scende, il cuore è preso nella morsa del gelo.

Eppure non sono solo le questioni pratiche, quelle personali e sentimentali a ridurci male. Molte cose sono cambiate, molti ordini perfetti si sono sovvertiti. La realtà ci appare ogni volta con contorni diversi da come l’avevamo immaginata. Una serie di ingredienti violenti ha aggiunto pepe al nostro vivere già al limite del baratro.

Per non  lasciarci prendere al laccio abbiamo smesso di portare oggetti e monili d’oro per non finire scippati e trascinati sull’asfalto di città. Abbiamo smesso di conseguenza di frequentare oreficerie e argenterie. Gli stessi oggetti d’argento che avevamo in casa sono stati presi da topi di appartamento ben addestrati che sono giunti quando eravamo in ferie. Per un effetto domino abbiamo visto sparire la nostra auto nuova, il nostro motorino. I doni della nascita, della comunione sono spariti inghiottiti nel nulla, caduti nelle mani di ladri audaci. Abbiamo smesso di portare l’orologio d’oro per non vedere ogni volta gli occhi appuntati sul nostro polso, occhi avidi pieni di senso del possesso. Infinite volte abbiamo visto occhi avidi ammirare la pelliccia, gli stivali e così li abbiamo eliminati dal guardaroba. Abbiamo visto gente, sbandati seguirci perché portavamo una giacca di pelle o di renna. Abbiamo visto donne girarsi al nostro passaggio per un completo di lino, di pizzo. Abbiamo smesso di indossare seta, velluto, broccato per non dare nell’occhio, per non mostrare oggetti preziosi. Ci siamo tolti occhiali di valore, anelli preziosi, bracciali d’argento, fulard di seta, cinte di pelle, ombrelli firmati. Ci siamo accontentati di indossare solo pratici piumini, vestiti di cotone che ci hanno resi diversi. Abbiamo assunto un’aria comune, popolare, normale.

Tuttavia non è bastato. Le nostre borse sono finite tutte scippate, strappate con furia selvaggia , gettate nelle piazze, nei vicoli dopo essere state svuotate del loro contenuto. Allora abbiamo smesso per forza di portare borsette lucide, borselli di pelle, valigette distinte usate per il lavoro, zainetti. Al loro posto abbiamo indossato sgradevoli buste di plastica, contenitori di plastica, di cotone, orribili marsupi di stoffa pieni di ogni cosa utile. Abbiamo preso l’abitudine di girare con borse ridicole della spesa per non dare nell’occhio, per passare senza essere notati.

Tuttavia siamo poi incappati, dopo tutta questa progressiva spogliazione, avvenuta non per nostra volontà ovviamente, nelle critiche aspre dei passanti, dei comuni cittadini, delle donne fanatiche. Ragazze che hanno riso delle nostre goffe borse, dei nostri anelli finti, delle nostre sciarpe sintetiche, dei nostri ombrelli a buon mercato. Ridotti male, ridotti a nascondere le proprie gioie siamo costretti a subire gli affronti degli altri, affronti che si traducono in frasi offensive, in parole sconce. Ci  sentiamo mortificati, presi di mira da una società insana che non sa più realmente quello che vuole, che non sa rispettare gli altri. Di solito non reagiamo abituati come siamo a restare impassibili.

In alcuni casi però ci viene voglia di uscire allo scoperto, di indossare all’improvviso l’impermeabile con la pelliccia di visione, la borsa di marca, gli orecchini di zaffiro che giacciono chiusi nelle cassette di sicurezza. Sarebbe una sfida da lanciare a chi ci deride e a chi ci vuole ad ogni costo derubare. In fondo la vita è fatta anche di soddisfazioni.

 

Ester Eroli

 

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