Riti sanguinari

In molte civiltà del passato si dava una grande importanza alla guerra. Ad esempio gli Aztechi , popolo precolombiano, attribuivano alla guerra non solo un valore politico e militare, ma un valore religioso. Ogni uomo sano veniva addestrato all’uso delle armi. Addirittura per osannare la guerra e l’eroismo si scrivevano poemi e canzoni. A tutti i guerrieri vittoriosi si davano promozioni e alti incarichi. Si bruciava incenso in onore delle divinità per garantirsi un successo militare con l’appoggio appunto degli dei. Per placare la divinità spesso si ricorreva a sacrifici di uomini e animali. Il sacrificio umano aveva una lunga tradizione nel Messico ed era praticato dalla maggior parte delle tribù dell’America centrale. Gli Aztechi diedero un nuovo sviluppo a questa pratica sanguinaria. Alcune delle vittime erano schiavi o criminali o prigionieri di guerra. Durante i rari periodi di pace cercavano in tutti i modi di procurarsi un numero sufficiente di vittime, soprattutto prigionieri di guerra. I riti erano brutali, violenti, sanguinosi. I riti avevano un significato di tipo religioso. Per loro gli dei erano onnipotenti e decidevano ogni cosa. Avevano creato il mondo e guidavano il destino degli uomini, facevano cadere la pioggia o la trattenevano, mandavano la luce del sole, custodivano le ore del giorno e della notte e influenzavano la maggior parte degli aspetti quotidiani della vita. Non a caso il dio nazionale ,figlio della dea Terra, è un dio guerriero, identificato con il sole. Tutte le notti combatteva con le forze delle tenebre per poter rinascere la mattina seguente. Se il dio sole si fosse levato malato o debole, le tenebre avrebbero trionfato e l’universo sarebbe andato incontro alla fine. Il dio sole doveva mantenersi forte e l’uomo doveva nutrirlo con offerte e con sacrifici, anche umani. Secondo la leggenda per creare il sole gli stessi dei si erano offerti in sacrificio in una cerimonia comune. Il sacrificio umano si identificava con quello degli dei. I riti erano molto cruenti. Ai prigionieri veniva strappato il cuore. Ad alcuni gli accendevano un fuoco nel petto. Ad esempio alla festa in onore della dea del granoturco giovani donne venivano decapitate mentre danzavano per simboleggiare il taglio delle pannocchie. Durante una delle cerimonie in onore della divinità della pioggia venivano tormentati bambini fino a farli piangere, affinchè le loro lacrime fossero simbolo della pioggia e quindi di un buon raccolto. Alcune divinità si presentavano particolarmente crudeli e assetate di sangue. I conquistatori spagnoli considerano questi riti come blasfemi e crudeli. Per fortuna nella nostra epoca non esistono più questi riti estremi, anche se la gente continua a morire crudelmente. Pensiamo alle donne squartate e fatte a pezzi da maniaci, a bambini uccisi dai pedofili, a persone prese a coltellate dagli stessi consanguinei. Sicuramente nel dna umano esiste una componente violenta e macabra che non va assecondata, ma combattuta. Certi film cruenti alimentano la vena violenta del genere umano, spesso assetato di bagni di sangue. In passato intere stirpi sono state inutilmente trucidate. Sembra che in guerra tutto sia lecito, ogni massacro possibile. Bisogna educare alla non violenza. Lo spargimento di sangue non giova a nessuno, non dà frutti.

 

Ester Eroli

 

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